ANCONA- La strategia degli sgomberi non ha sortito gli effetti sperati: puoi cacciare i clochard ma poi rispuntano, sempre e ovunque. Così succede che tornino i bivacchi che erano stati rimossi ad inizio estate, o anche solo la scorsa settimana. Poveri disperati il cui unico bene sono i vestiti che portano addosso, e magari una coperta ed un cartone per difendersi dai primi freddi autunnali.
Gli ultimi fra gli ultimi, ombre (quasi) invisibili, a volte difficili anche da intercettare per chi da anni effettua il servizio di strada.
Dopo lo cacciata i clochard si sono spostati altrove. Alcuni hanno bivaccato nei pressi della Questura, altri hanno trovato riparo alla spiaggia del Passetto. Sono per lo più pakistani e somali. Poi, con l’arrivo dell’autunno, molti sono tornati in città a cercare un posto dove trascorrere la notte. E allora materassi, coperte, pezzi di cartone e qualche avanzo di cibo sono ricomparsi all’ex Stazione marittima e pure al parcheggio degli Archi, dove si è accampato un gruppo di somali. L’ultimo sgombero in ordine di tempo la scorsa settimana alla scuola Antognini di via Canale, ad opera della Polizia municipale. Sette i pakistani trovati a dormire all’interno dell’edificio, dove sono in corso i lavori di ristrutturazione. A distanza di pochi giorni questi disperati sono tornati a dormire all’interno della scuola.
Insomma, i blitz spostano solo il problema, non servono a risolverlo. L’ennesimo bivacco viene segnalato dalle parti dell’ex ospedale Lancisi di via Baccarani. Un sottobosco difficile da avvicinare, come conferma Remo Baldoni del servizio Onlus di Strada: «Le persone che si lasciano avvicinare in occasione delle nostre uscite in piazza Pertini e alla Stazione sono sempre le stesse, ma sappiamo benissimo che ci sono altri soggetti che vivono nell’ombra in attesa di regolarizzare la propria posizione». «Difficilmente - aggiunge Baldoni - si fidano di estranei, magari si lasciano aiutare da quelle poche persone che conoscono per avere una coperta o qualcosa da mangiare». L’appello dei volontari (e la speranza) è che chi di dovere possa allestire un centro in grado di dare un minimo di assistenza a quelle persone che non sono ancora in regola con i permessi di soggiorno e che andrebbero aiutate come soggetti fragili.