Jesi, ragazzi pestati dal branco, i bulli alle corde: catturato uno dei capi della baby gang

Il 19enne di origini africane è evaso dai domiciliari. Arrestato per evasione dopo l’allarme del padre

Jesi, ragazzi pestati dal branco, i bulli alle corde: catturato uno dei capi della baby gang
Jesi, ragazzi pestati dal branco, i bulli alle corde: catturato uno dei capi della baby gang
di Nicoletta Paciarotti
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Giovedì 18 Aprile 2024, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 07:39

JESI - Avevano chiesto giustizia, i due amici, entrambi ventunenni, accerchiati e pestati dal branco il 28 marzo scorso ai giardini pubblici di Jesi. E l’hanno ottenuta. Uno dei sette, che quella notte, intorno all’una, si erano avvicinati con la scusa di una sigaretta e poi li avevano colpiti con calci e pugni e perfino una bottiglia di spumante, è stato arrestato martedì notte dai Carabinieri della Compagnia di Jesi.

Si tratta di un 19enne di origine africana, residente a Jesi.

Le forze dell’ordine gli davano la caccia già dal pomeriggio perché il nordafricano dopo aver ricevuto qualche ora prima la notifica della misura cautelare degli arresti domiciliari per furto, rapina e lesione, aveva fatto perdere le tracce di sé.

Il provvedimento

È stato il padre a dare l’allarme e quando i Carabinieri lo hanno trovato in piena notte girovagare al parco di Jesi, per il ragazzo è scattato l’arresto per evasione, convalidato poi ieri mattina dal Tribunale. Al 19enne, assistito dall’avvocato Annalisa Galeazzi, sono stati contestati una serie di reati. Una prima rapina avvenuta il 17 febbraio scorso ad una fermata del bus dove ha aggredito, con un complice rimasto ignoto, un ragazzo buttandolo a terra e rubandogli il portafoglio con dentro 2.200 euro. Una seconda, alcune settimane dopo, il 28 marzo, in via d’Ancona. Qui è riuscito ad estorcere alla vittima, puntandole un coltello sul petto, il cellulare e 20 euro, ancora una volta con l’aiuto un complice. C’è poi l’aggressione del 28 marzo scorso ai giardini plubblici. Il 19enne era insieme ad altri 6 complici, tra cui cinque minorenni. Si sono avvicinati alle vittime per chiedere una sigaretta, poi sono passati allo scontro.

«Quando si sono avvicinati a noi, sapevamo già come sarebbe finita – aveva spiegato al Corriere Adriatico una delle vittime –, sapevamo chi fossero perché qualche giorno prima avevano picchiato un nostro amico». E infatti i due ragazzi aggrediti, il sabato seguente, durante il riconoscimento fotografico in Caserma a Jesi sono riusciti a identificare quattro del branco. «Erano in sette, siamo riusciti a vederli in volto - aveva raccontato uno dei due giovani picchiati - . Si sono avvicinati a noi per chiederci una sigaretta, poi ci hanno accerchiato. Abbiamo cercato di dileguarci, ma hanno iniziato a colpirci con calci e pugni. È volata pure una bottiglia di spumante. Credo cercassero dei soldi perché frugavano dentro le nostre tasche, ma sono riusciti solo a sfilare al mio amico alcune sigarette». Ancora il ricordo della paura: «Con noi c’erano anche delle ragazze, le avevamo raggiunte ai giardini per un compleanno, si sono spaventate tantissimo, sono corse a casa in lacrime. Non prima di aver chiamato i Carabinieri però».

Le conseguenze

I due amici aggrediti sono finiti in ospedale uno con un lieve trauma cranico e un dente scheggiato e l’altro con una microfrattura allo zigomo: per entrambi trenta giorni di prognosi. L’aggressione aveva creato indignazione tra i genitori, che, preoccupati, avevano chiesto maggior sicurezza per i propri figli. «Ora ci auguriamo che vengano presi anche gli altri», ha detto ieri un papà. «Ringraziamo le forze dell’ordine per il loro lavoro - rimarca uno dei giovani picchiati - . Confidavamo nei Carabinieri e non siamo stati delusi. La vendetta non ci appartiene, ma la giustizia era l’unica cosa che ci interessava di questa vicenda. Ora però è importante che cessi ogni forma di violenza».

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