Jesi, violentata e frustata con la cinta: «Sei grassa». Due anni all'imprenditore ex marito

Jesi, violentata e frustata con la cinta: «Sei grassa». Due anni all'imprenditore ex marito
Jesi, violentata e frustata con la cinta: «Sei grassa». Due anni all'imprenditore ex marito
di Federica Serfilippi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Novembre 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 07:24

JESI Avrebbe violentato e picchiato l’ex moglie, arrivando a prenderla a calci nel sedere. È il quadro accusatorio che ieri mattina ha portato il collegio penale a condannare un imprenditore jesino a due anni di reclusione. La pena con la sospensione condizionale è arrivata per i reati di violenza sessuale (contestati nella forma lieve) e per lesioni personali, reato riconosciuto dopo la derubricazione dell’accusa, ben più pesante, di maltrattamenti in famiglia. La procura aveva chiesto per l’imputato, 53enne, una condanna a tre anni. La donna, coetanea dell’ex marito, era parte civile con l’avvocato Paola Montecchiani. 


I fatti

Nella denuncia sporta alle forze dell’ordine, la donna aveva fatto riferimento alle violenze domestiche subite dal 2015 al 2019 e derivate dalle continue discussioni avute con l’ormai ex marito.

Lei gli imputava il fatto di non essere mai a casa con la famiglia. Durante le liti - questo diceva l’accusa - l’imprenditore avrebbe picchiato e umiliato la consorte. La donna aveva parlato di aggressioni fisiche fatte anche di frustate con la cinta dei pantaloni e di calci subiti sul sedere. Un giorno lui le avrebbe tirato addosso una sedia, in un’altra occasione sarebbe arrivato a prenderla a schiaffi e sputi in faccia gridandole frasi quali «sei grassa e vecchia». 

Le molestie

Nell’aprile del 2019 lei aveva denunciato una violenza sessuale: l’imputato l’avrebbe costretta a subire atti da lei respinti (non un rapporto completo). Un’accusa, quest’ultima, che il 53enne ha respinto con forza nel corso dell’udienza dove aveva dato la sua versione dei fatti, sottolineando di non aver mai cercato di abusare della moglie e che il giorno della presunta violenza lei si era presentata nel suo ufficio e, senza un valido motivo, si era messa improvvisamente ad urlare, nonostante lui non si fosse neppure avvicinato. Lo jesino, difeso dagli avvocati Stefano Gerunda e Corrado Viazzo, ha anche contestato l’accusa di maltrattamenti: litigi sì, ma mai botte o vessazioni morali. Una tesi abbracciata dal collegio penale, tanto da far derubricare il reato. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA