​“A Firenze sono libero
ma il mio cuore è qui”

​“A Firenze sono libero ma il mio cuore è qui”
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Lunedì 5 Maggio 2014, 12:01 - Ultimo aggiornamento: 13:32
SAN BENEDETTO - “Orgoglioso di essere sambenedettese (il pap del quartiere Ponterotto ndr) e di risiedere a Grottammare: delle Marche, a Firenze, ho una sorta di saudade, mi manca il mare”. Gianluca Balestra è tornato a casa dopo la trionfale Notte Bianca di Firenze che, quest’anno, ha battuto ogni record. Ha fatto tappa dai suoi amici di Bottega 38, trendissima boutique in pieno centro che rispecchia la sua personalità: rivoluzionaria, dietro il volto da “bravo ragazzo di provincia”.

“Il mio lavoro è quello di impresario teatrale - dice Gianluca - ma siccome non esiste un albo, è difficile per tanti inquadrarmi come professionista. Un lavoro nato quasi per caso. Nato grazie a Matilde Menicozzi (ex assessore alla cultura del Comune di Grottammare) che mi chiese se volevo svolgere il servizio civile all’ufficio cultura e soprattutto al mio presidente Vittorio Ciarrocchi che ha inventato Cabaret Amore Mio con il quale abbiamo fondato LeArt, oggi fucina di importanti produzioni teatrali e culturali”. In mezzo un’importante esperienza all’Amat, con la Regione Marche, Scenapicena, con la provincia di Ascoli e quindi il “salto nel buio perchè questo è stato - racconta - con LeArt”.



“Produrre teatro è la cosa più piacevole per me. Grandi soddisfazioni sono arrivate da Leo Muscato che oggi è diventato mio fratello. Mi sono reso conto il 22 gennaio del 2006 - dopo “Romeo e Giulietta” rappresentato al teatro dell’Elfo di Milano che la scelta era stata quella giusta. Quell’opera fece il giro d’Italia e arrivò all’estero; lo stesso Muscato regista e Lunetta Savino in “Casa di Bambola/ altra Nora” vins+ero poi, rispettivamente, il Premio Anct (dei critici di teatro) e Gassman (migliore attrice). Con due premi del genere LeArt ha preso il volo. La società che ha anch’essa sede a Grottammare “e qui paghiamo le tasse” scherza ma neppure troppo Balestra produce anche Linda Lavori che sta per affrontare un importante tour europeo.

“Io ho anche un incarico nei teatri di Montelupone e Montegiorgio che faccio fatica a gestire ma oggi il mio lavoro principale si svolge a Firenze, al teatro Cantiere Florida. Era il 2011 quando ho incontrato a Milano il mio amico Simone Bedini, con il quale avevo diviso un periodo all’Amat. Lui era con l’Elsinor che ha anche la sede a Firenze. E mi proposero di collaborare. Ho impiegato quasi un anno per dire sì: ma poi anche grazie al grandissimo produttore Roberto Toni mi sono deciso”.



Un’esperienza che ha aperto, a Balestra, le porte di Firenze.

“La mia fortuna - prosegue l’impresario - è che se a Firenze per ogni guelfo c’è un ghibellino, io non sono né l’uno nè l’altro. Non mangio pesce a Firenze, mi manca quello di casa, dell’Adriatico; quando mi invitano al mare per me c’è solo quello di casa. Non è campanilismo ma la consapevolezza che, con tutti i nostri limiti, questa è una terra bellissima. San Benedetto è una città che amo e per me ha una calamita, scappo qui appena posso. D’altra parte mi ritengo però una persona fortunata a poter lavorare a Firenze. Quest’esperienza della Notte Bianca mi ha gratificato. Innanzitutto perché non me lo aspettavo: l’assessore alla cultura mi ha chiesto che idea avevo solo il giorno della conferenza stampa. Non sono renziano ma devo dire che Firenze è, oggi, un laboratorio. Ho avuto estrema libertà di fare quello che ritenevo giusto e non era neppure facile. Lo slogan era “Giovani a Palazzo Vecchio” e io ho avuto la fortuna di poter lavorare con uno staff di 27 anni in media. Il Cantiere Florida è un teatro riconosciuto d’essai anche dai critici, che può avere questo tipo di indirizzo grazie ad alcuni fondi europei”.



Dal liceo artistico alle partite della Samb

La “rivoluzione dolce” dell’impresario




Faceva “le vasche” su viale Buozzi, lui però stava dalla parte “dei fighetti”; scappava da casa per andare allo stadio Ballarin a vedere la Samb in serie B; non ha ancora dimenticato quelle camionette in giro per San Benedetto durante gli Anni di Piombo. Balestra si è formato al Liceo Artistico di Porto San Giorgio quando tutti i suoi amici frequentavano lo Scientifico Rosetti o il Classico Leopardi. Alternativo ma determinato: “Mio padre - racconta - un po’ mi prendeva in giro ma io mi alzavo alle 6 del mattino per andare a scuola così lontano, sul pullman della Cotravat”. Non si nasconde dietro un dito Balestra, racconta di sé. Una trasparenza che ha convinto il Comune di Firenze ad affidargli uno degli eventi più importanti dell’anno: “Io non mi sento Raffaello, per carità, il paragone è proprio improponibile...però sì, come Diego della Valle mi sento un marchigiano trapiantato a Firenze. E, visto che lui è così sensibile alla cultura, mi piacerebbe collaborare”. La cosa più bella di questa esperienza alla Notte Bianca? “Vedere i ragazzi in fila per la mostra su Pollock e Michelangelo a confronto. In 150 mila sono arrivati da tutta Italia. Ed è vero che magari hanno bevuto pure un po’. Ma si cominciano a educare così i giovani, con la bellezza”.
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