I monti delle Marche guidarono l’ispirazione di Gentile da Fabriano al momento di dipingere il Polittico di Valleromita

Il Polittico di Valleromita
Il Polittico di Valleromita
di Saverio Spadavecchia
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Domenica 11 Luglio 2021, 16:27

FABRIANO - I monti del Fabrianese oppure il Veneto a guidare l’ispirazione di Gentile da Fabriano poco prima di dipingere il Polittico di Valleromita? Una domanda per anni senza una risposta chiara, ma che da venerdì 9 luglio ha trovato finalmente risposta. Uno studio ispirato da Padre Ferdinando Campana (dell’ordine dei francescani dell’eremo di Santa Maria di Valdisasso), con i risultati della complessa indagine annunciati con un evento promosso dalla Fondazione Aristide Merloni. «La bellezza ci salverà, come spesso dice mia figlia Francesca – ha commentato l’ingegner Francesco Merloni presidente della fondazione Aristide Merloni - e noi abbiamo sempre saputo che questo polittico venne realizzato seguendo l’ispirazione trovata da Gentile tra queste montagne. E queste radici solide sono state illustrate alla fine di un vero e proprio rebus artistico».
Il Polittico di Valleromita venne commissionato da Chiavello Chiavelli, signore di Fabriano amante del bello, per l’Eremo di Valdisasso, sito in una valle boscosa presso Valle Romita, poco dopo il 1405. Questo splendido Polittico rimase nell’altare maggiore della chiesa fino al 1811 quando, con le soppressioni degli ordini religiosi decretate da Napoleone, giunse fino alla Pinacoteca di Brera, dove tutt’ora è conservato. Centrale l’impegno della Politecnica delle Marche nello scoprire il vero luogo d’ispirazione del Gentile. Opera che tra le pennelate del Gentile nasconde la chiara ispirazione dei monti del Fabrianese. Questo ha concluso lo studio botanico è stato condotto dai docenti Marina Allegrezza, Eleonora Giovagnoli, Silvia Montecchiari e Giulio Tesei Studio, mentre quello pedologico da Stefania Cocco, Dominque Serrani, Andrea Salvucci, Lorenzo Camponi, Valeria Cardelli. Opera complessa, così come complessa è stata la “caccia” ai luoghi di ispirazione del Gentile.
Sulla base dei risultati ottenuti è stato ipotizzato dallo studio che per le pale di San Girolamo, San Francesco d’Assisi, San Domenico e Santa Maria Maddalena il genio fabrianese possa essersi ispirato ai prati del monte Rogedano (poco distante dall’eremo di Valdisasso). L’analisi floristica, seppur preliminare, ha permesso di identificare con discreta sicurezza 18 specie di cui 7 ancora dubbie. Undici delle 15 specie indicate in Piccoli e Pellizzari (2006) confermate. Si può desumere che l’opera sia stata realizzata nel periodo compreso tra aprile e maggio. L’ipotesi dei prati fioriti del monte Rogedano è sostenuta anche dalle analisi del suolo che sono riuscite a risalire al periodo del Gentile e stabile attraverso le analisi che mentre il Maestro fabrianese dipingeva uno dei suoi capolavori quelle aree ospitavano un pascolo maturo del tutto analogo all’attuale da almeno otto secoli. Diversa invece l’ispirazione per il santo francescano (Sant’Antonio da Padova o San Tommaso d’Aquino), che invece si lega proprio ai luoghi dove insiste l’eremo francescano.
Un mistero dell’arte finalmente svelato, che rinnova ancora una volta l’importanza del legame tra arte e natura, eterna ispirazione di artisti e tra questi non ultimo Gentile da Fabriano.

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