Come avvicinarsi ai tarocchi, meglio farlo nel modo più semplice possibile

Un mazzo di carte dei tarocchi
Un mazzo di carte dei tarocchi
di Anna Maria Morsucci
3 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Aprile 2021, 11:25

ANCONA - «Mi sono applicato soprattutto a guardare i tarocchi con attenzione. Con l’occhio di chi non sa cosa siano, e a trarne suggestioni e associazioni, a interpretarli secondo un’iconologia immaginaria. Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla». Così, Italo Calvino racconta come nasce il suo libro di racconti “Il Castello dei destini incrociati” nel quale usa le carte dei Tarocchi come espediente narrativo.

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C’è una lezione che possiamo imparare dalla sua esperienza: se ci si vuole avvicinare ai Tarocchi, è meglio farlo nel modo più semplice possibile. Avvicinandoci alle storie di Calvino è evidente il nesso fra i Tarocchi e costruzione di storie universali. Le figure delle carte esprimono archetipi e, quando impariamo a riconoscerli, riusciamo a capire meglio l’impatto che hanno su di noi e sul nostro viaggio e, magari, riconoscere in quelle immagini noi stessi e le persone della nostra vita e anche ciò che ci capita. Nelle serie Tv e nei film lo vediamo tutti i giorni. 


Le storie sono come delle stese di carte: si mescola il mazzo, si estraggono alcune carte, si costruisce la narrazione utilizzando una serie di situazioni, persone, emozioni che vediamo rappresentate nelle figure. Lo storytelling che ne nascerà, e che ci parlerà direttamente, non sarà mai lo stesso, anche se farà comunque parte di quel bagaglio di situazioni, persone, oggetti magici e stati d’animo che potremmo ricondurre a dei modelli universali… gli archetipi appunto: le 78 carte dei Tarocchi.

Perché, come scrisse alla fine del suo libro Italo Calvino: «L’eroe della storia è colui che nella città punta la lancia nella gola del drago, e nella solitudine tiene con sé il leone nel pieno delle sue forze!». 


Le immagini dei Tarocchi descrivono personaggi fondamentali, situazioni ed eventi, emozioni e sentimenti che appartengono a ogni persona. Ognuna di queste immagini può essere definita con un diverso Archetipo, come teorizzato dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, padre della psicologia analitica. Secondo Jung alcune immagini, concetti e situazioni sono innati nella mente umana, o meglio, derivano da un inconscio collettivo, condiviso, ereditato dal patrimonio genetico. La visione di Jung è stata ripresa e sviluppata nel concetto di “viaggio dell’eroe”, come teorizzato dal saggista e storico delle religioni Joseph Campbell che occupò anche dei Tarocchi di Marsiglia. Secondo Campbell tutte le storie, le fiabe, i racconti popolari si basano sui miti, che non sono altro che modelli di storie universali. 


Dal viaggio di Ulisse nell’Odissea di Omero alla Divina Commedia di Dante Alighieri, fino alle saghe hollywoodiane, l’eroe è chi parte per l’avventura, anche in modo riluttante, e riesce a portare a casa la risposta che dà nuova vitalità e consapevolezza alla sua vita e alla sua comunità. Come evidenziato dallo stesso Campbell, le immagini degli Arcani Maggiori sono una emanazione di questo background culturale, perché descrivono metaforicamente il percorso della vita di ognuno. Sono una rappresentazione simbolica di questo nostro viaggio, utili per farci riflettere e quindi comprendere a che punto ci troviamo nel cammino verso la maturità, la completezza e l’illuminazione. In questo viaggio, il Matto, l’unico Arcano Maggiore senza numero, rappresenta la materia prima. È la nostra essenza più pura, libera da qualsiasi struttura ma, per entrare nel gioco della vita, dovrà necessariamente assumere un ruolo. Quale? Sarà il suo viaggio a svelarglielo.

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