Il grande produttore Torpedine
«Prometto, nel 2020 vi porto i Volo»

Michele Torpedine con la soprano Anastasya Snyatoskaya a Marche in Vetrina a Castelraimondo
Michele Torpedine con la soprano Anastasya Snyatoskaya a Marche in Vetrina a Castelraimondo
di Stefano Fabrizi
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Giovedì 22 Agosto 2019, 11:14
CASTELRAIMONDO - Lo abbiamo incontrato a Castelraimondo in occasione di Marche in Vetrina. È tra i produttori più famosi a livello internazionale ed ha promesso che porterà il Volo nella cittadina. Michele Torpedine, pugliese di nascita, emiliano d'adozione. Se ne è andato da Minervino all'età di 2 anni per trasferirsi con la famiglia a Bologna. L'adolescenza lo ha visto protagonista di un periodo fecondo dal punto di vista artistico della città delle tre t conoscendo chi poi ha segnato capitoli importanti della musica italiana.

Parliamo dei suoi inizi, da Minervino in Puglia a Bologna in Emilia Romagna. Perché? «Sono partito bambino da Minervino seguendo la famiglia e il posto di lavoro di mio padre. La mia era una famiglia non benestante e l'emigrazione era una condizione. Al paese ci sono stato poche altre volte per ritrovare i parenti. Poi quest'anno la grande sorpresa: il 27 luglio mi hanno dato la cittadinanza onoraria. Un'onorificenza che non mi aspettavo e per questo molto gradita. Per l'occasione mi hanno fatto compagnia il ragazzi del Volo. Una grande emozione».

E a Bologna ha messo le radici. «E non poteva essere diversamente. Ed è durante l'adolescenza, a 15 anni, che imitando mio fratello, ho iniziato a suonare la batteria. A 16 anni mi sono ritrovato nel gruppo che accompagnava Lucio Dalla. All'epoca non mi rendevo conto che poi sarebbe stato un marchio di fabbrica. Da lì nelle band di Orietta Berti, Gino Paoli, Franco Califano e diversi altri. E immagino tanti incontri. «Assolutamente sì. Incontri che mi hanno fatto crescere professionalmente e soprattutto mi hanno indirizzato nel mestiere che so far meglio: seguire e produrre gli artisti. E in questo percorso devo ricordare Bibi Ballandi (prima agente teatrale e poi produttore di programmi tv), Bruno Sconocchia (fondatore del PhD, società di produzione spettacoli), Adriano Pennino e Beppe Vessicchio (musicista, arrangiatore, direttore d'orchestra, compositore)».

E quando il grande salto nella produzione? «Era il 1985. C'era Ornella Vanoni che non riusciva a decollare e Gino Paoli che continuava a fare piano bar. Ho avuto l'idea di metterli insieme sullo stesso palco e ho proposto lo show a Ballandi che mi ha detto che non era convinto dell'operazione e ha sentenziato: è ora che provi a fare da solo. È partito il tour ed è stato un successo incredibile con i cachet dei due artisti che sono lievitati in maniera impressionante. Stessa cosa poi con Califano. Insomma, in poco tempo io stesso sono diventato più che benestante». Nella sua orbita poi ci sono stati altri artisti. «Come no. Zucchero aveva pronta una lettera di licenziamento dalla Polygram ed io l'ho recuperato. Ma tra le scommesse vinte quella che mi ha dato più soddisfazione è stata il successo di Giorgia che ho imposto a Pavarotti al posto di Mina per il suo tour International. E ultimamente Cristiano De Andrè che ho convito a cantare le canzoni del padre».

E Bocelli? «Con Andrea Bocelli è stato un lavoro molto proficuo. Un percorso che abbiamo fatto insieme per anni, poi le nostre strade si sono divise, ma è rimasta una grande amicizia. Ed ora il Volo». Cosa vuol dire produrre un artista? Quando si scopre se c'è la stoffa del campione? «Scoprire un artista, oppure riuscire a valorizzarlo spesso è questione di pelle, di sensazioni. Per esempio, Gino Paoli dopo un iniziale exploit era scomparso dai riflettori e il tour con la Vanoni (con la quale aveva avuto un relazione, prima della Stefania Sandrelli) li ha rilanciati entrambi. Giorgia era stata bollata con bella voce, ma... troppo attaccata a un genere, il soul, considerato vecchio. Mi è capitato a volte di prendere artisti che gli altri avevano messo in disparte. E poi ci sono gli eventi casuali: Bocelli, per esempio, viene scoperto per prima dalla Germania dopo un'esibizione al termine di un incontro di boxe». E ora cosa bolle nel mondo della musica? «Ora è un momento difficile e caotico. Regna la musica rap e trap che sta distruggendo la melodia, dove gli italiani da sempre sono riconosciuti in tutto il mondo. Fare un successo, ora, con questo genere di musica non è difficile: basta avere tanti like sui social, ma sono fenomeni per lo più passeggeri. Occorre ripensare la musica».

Dei tanti artisti che ha portato al successo chi è colui che le è rimasto più riconoscente? «Purtroppo questa è una pagina bianca. Sono stati i ragazzi del Volo che mi hanno cambiato la vita e mi hanno dato nuovo entusiasmo. Con loro è nato un nuovo rapporto a livello familiare. In questi giorni sono in vacanza dalle loro famiglie». Ha da poco scritto un libro, Ricomincio dai tre, perché? «È un libro che sta andando molto bene. Ho pensato che era il momento giusto di scrivere quelle cose. Non sono diplomatico. Non seguo una corrente. Non mi lascio influenzare. La mia linea musicale è molto coerente. Mi fanno fatto i complimenti, ma nessuno ha cambiato atteggiamento. Eppure, sono stati uno che ha fatto conoscere la musica italiana nel mondo». Guardando alle cose fatte, qual è la sua più grande delusione? «Se tolgo qualche rapporto umano che si è perso sul lato professionale, ho avuto molte più gratificazioni che delusioni. Ho un rimpianto Pino Daniele, grande musicista dal volto umano. Mentre devo fare ammenda per non aver capito prima Tiziano Ferro e adesso Ultimo». C'è qualche artista che sta promuovendo o che è nella sua sfera di attenzione? «Ce ne sono diversi. Al momento sto seguendo la soprano Anastasya Snyatoskaya che sto facendo conoscere in diverse occasioni ed è stata ospite del Rof». Viene spesso nelle Marche.

Come mai? «Il filo conduttore è Vladimiro Riga. Siamo amici da tempo e abbiamo molte conoscenze in comune. Se mi chiama a partecipare a qualche sua manifestazione difficilmente gli posso dire di no. Ultimamente sono stato a Marche in Vetrina a Castelraimondo, una magnifica manifestazione che il sindaco Marinelli fa bene a sostenere. Tanti i personaggi importanti. È stato un piacere rivedere il direttore di Rai 1 Teresa De Santis, l'instancabile Elio Pasquini e il mitico Franco Nero. In questa occasione ho portato la Snyatoskaya. E per il prossimo anno ho preso l'impegno di far venire i ragazzi del Volo. Promesso».
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