Dal Teatro della Fortuna a Sanremo
Mirca Rosciani in giuria: «Un sogno»

Dal Teatro della Fortuna a Sanremo Mirca Rosciani in giuria: «Un sogno»
di Elisabetta Marsigli
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Venerdì 9 Febbraio 2018, 13:09
Mirca Rosciani, direttore d’orchestra e direttore del coro del Teatro della Fortuna “Agostini” di Fano è stata scelta per partecipare alla giuria di esperti del Festival di Sanremo 2018. Diplomata in pianoforte, dopo aver partecipato a numerosi corsi di alto perfezionamento nazionali ed internazionali, la Rosciani ha collaborato con il Rossini Opera Festival dal 1999 e, dal 2006, con l’Accademia Rossiniana di Alberto Zedda. La fama televisiva è arrivata grazie alla sua partecipazione alla trasmissione “Prodigi” su Rai 1, talent di musica classica. Ormai da tanti anni residente a Pesaro ci sarà anche lei nella città dei fiori, emozionata ma felice di una nuova e gratificante esperienza.

Una bella sorpresa la nomina nella giuria di esperti di Sanremo?
«Una bellissima sorpresa direi! Devo ringraziare sicuramente la partecipazione a “Prodigi”, dove dirigevo l’orchestra, con gli arrangiamenti di Peppe Vessicchio, per accompagnare questi giovani talenti. E’ stata una bellissima esperienza, con ragazzi molto dotati ed è stato bello vivere la musica a favore dell’Unicef: bambini fortunati che ne aiutano altri».

La prima donna direttore d’orchestra in Rai?
«Credo proprio di sì. E la Rai stessa mi ha scelto per la giuria di Sanremo».

Come è nata la sua passione per la musica?
«Avevo il pianoforte in casa grazie alla nonna, grande pianista, che dovette interrompere la sua carriera di concertista durante la seconda guerra mondiale. Ho iniziato a suonarlo che avevo appena 5 anni. E’ importante avere una famiglia che crede in te e ti dà la spinta giusta per studiare ciò che desideri. Poi accadrà quello che deve accadere, ma intanto ti permette di dedicarti con amore a quello che fai».

E cosa è accaduto?
«Grazie a loro e a degli incontri speciali sono andata avanti: arrivati a Pesaro ho iniziato a collaborare con il Rof già nel 1999. Nel 2006 sono entrata a far parte dell’Accademia Rossiniana con la possibilità di lavorare con un grande maestro come Alberto Zedda, prendendo parte alla formazione di tutti i cast fino al 2015 e nel 2016 sono diventata maestro del coro».

Un importante incontro quello con Zedda?
«Direi fondamentale, non solo per l’aspetto musicale, ma per l’atteggiamento: mi ha insegnato ad ascoltare molto e anche a saper cambiare idea, oltre ad imparare a leggere uno spartito dando il giusto peso anche alle minuzie, saper riflettere su ciò che stiamo leggendo quando ne abbiamo davanti uno».

E per la lirica?
«Dal punto di vista lirico ho studiato all’Accademia di arte lirica di Osimo con Enza Ferrari, pianista della Callas, che mi ha permesso di avere una formazione con un’altra persona di grandissimo talento».

Direttore o direttrice?
«Il conductor nella musica non ha sesso: è colui che dirige e coordina, che fa musica insieme agli altri. Non nego di portare con me anche una certa sensibilità femminile, ma salgo sul palco come artista».

Ma è difficile una carriera al femminile?
«Non me lo pongo questo problema, mi pongo come essere umano e metto sempre davanti la musica. Non c’è la carriera, c’è la musica e se la fai bene arriva anche la carriera. Ciò che è importante sono i rapporti umani, con l’orchestra e con il coro: da soli non si fa nulla e conta la sinergia. È il lavoro di squadra che vince».
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