VALLEFOGLIA È stato il pensiero del disagio patito dal suo cane, un maremmano imponente che, per 36 ore, è stato chiuso in casa insieme a lui. Aveva bisogno di muoversi di fare i suoi bisogni e solo per l’amico a quattro zampe Erald ha patteggiato con quel mediatore che per un giorno intero e una notte aveva vanamente tentato di convincerlo a uscire dall’appartamento. Ora ha trovato le cure di cui aveva bisogno l’uomo di 37 anni che si era asserragliato venerdì notte nella casa di via De Gasperi 38 a Morciola, in preda a un delirio che con il passare delle ore, si palesava sempre più ingestibile.
La svolta
Poi ieri mattina intorno alle 9, forse stanco e pronto alla resa ha lanciato l’ultima sfida rivolto al mediatore: «Se non mi fa uscire mi pianto il coltello in gola, il cane ha bisogno di fare i suoi bisogni, dovete farci uscire e poi lasciarmi rientrare».
Lo scenario
Invece ieri mattina, quando i carabinieri sono entrati nell’appartamento, non hanno trovato nulla che corrispondesse alla violenza del suo delirio. Le cose erano in ordine. L’allarme era scattato sabato mattina intorno alle 9. I suoi familiari padre e madre erano fuori di casa dalla sera precedente ma, quando hanno capito che da soli non ce l’avrebbero fatta, hanno chiesto aiuto. Il figlio 37enne albanese minacciava di darsi fuoco. Il dramma si è consumato in un palazzone di via De Gasperi a Morciola. Il 37enne già in passato aveva avuto atteggiamenti fuori dalle righe tanto che il sindaco di Vallefoglia Palmiro Ucchielli aveva firmato 5Trattamenti sanitari obbligatori per poterlo calmare. Ieri ha visto i vigili arrivare per il quinto Tso. Così si è chiuso in casa con il cane, un Maremmano di grande taglia, e non ha permesso a nessuno di entrare, compresi i genitori. Ogni tanto usciva in terrazzo gridando frasi deliranti del tipo: «Non mi avrete mai. Game over. Posso morire ma non mi avrete mai a nessun prezzo». Il padre è molto preoccupato, isnieme all moglie e ai coniquilini è già stato oggetto di minacce. «Non è la prima volta che accade questo, lo abbiamo segnalato ai servizi sociali del comune e alle associazioni così che possano prenderlo in cura, ma non abbiamo avuto risposte. Anche dopo i due Tso ricevuti, i i medici del reparto di Psichiatria lo ha fatto uscire e noi pensiamo senza le cure necessarie. Siamo preoccupati perché la situazione può degenerare».