JESI - Rivive al Teatro Pergolesi di Jesi il dramma di Stamira, del suo eroico sacrificio e de “L’assedio di Ancona” per la regia di Stefano Cosimi e l’allestimento dell’associazione “La Torre che Ride” che presenta lo spettacolo questa sera alle 21 (biglietto d’ingresso a 10 euro) nell’ambito degli eventi legati al Palio di San Floriano.
Tra storia e leggenda, lo spettacolo racconta il sacrificio di Stamira, che nel 1173 difese Ancona dagli attacchi di Federico Barbarossa e dei Veneziani. Il dramma storico, molto coinvolgente, ha il patrocinio del comune di Jesi, della Regione Marche e della Federazione Italiana Teatro Amatori, con il prezioso supporto della Fondazione Pergolesi Spontini. Al dramma in costume prendono parte dodici attori, due maestri di spada medievale, otto figuranti in armi e un coreografo. L’azione si svolge in dodici quadri con rapidi cambi di scena, grazie a un separè scorrevole che divide lo spazio del palco in due distinte zone. Duelli e scontri tra armati, canzoni e coreografie rendono il lavoro teatrale di piacevole e coinvolgente visione. La storia è nota. Fiera dell’indipendenza e forte dell’alleanza con Costantinopoli e Ragusa, la Repubblica marinara di Ancona è, grazie ai suoi traffici, una delle più importanti realtà commerciali del dodicesimo secolo.
La sua indipendenza e le sue ricchezze suscitano però l’invidia e la gelosia di due potenti realtà del periodo: il Sacro Romano Impero, sul cui trono siede Federico I detto “Barbarossa”, e la Serenissima Repubblica di Venezia. Dopo vari tentativi di entrambi, nel 1173 i due Stati, sinora tra loro acerrimi nemici, si alleano allo scopo di soggiogare la rivale. Stretta tra due fuochi, la città dorica resiste strenuamente e le gesta eroiche di Stamira e del chierico Giovanni da Chio le danno momentaneo respiro. Ma il blocco cui la città è sottoposta per mare e per terra sta per avere ragione dell’ostinata resistenza degli anconetani e non resta che tentare di inviare richieste di aiuto a potenti alleati. Ed allora Stamira ha il coraggio di uscire da una porta cittadina per incendiare un accampamento nemico, noncurante dei soldati imperiali che tentavano di ucciderla.
Il testo teatrale e la regia si ispirano largamente al “Liber de obsidione Ancone” di Boncompagno da Signa e protagonisti e comprimari del dramma sono per la maggior parte personaggi storici.
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