PESARO - Insulti e oltraggi sui social nei confronti del sindaco, il Comune chiede 30 mila euro di risarcimento. Ieri davanti al giudice monocratico un pesarese di 57 anni accusato di diffamazione per aver offeso a mezzo Facebook il primo cittadino. Nella querela presentata dal Comune vengono citati alcuni commenti come «ma questo chi lo commissaria anche se io gli farei ben di peggio».
E ancora rivolto a Ricci: «Sindaco codardo, vieni da solo dove vuoi con me o manda uno dei tuoi scagnozzi picchiatori in tua vece. Ringrazia che l’altra sera non ti ho riconosciuto che due paroline non te le toglieva nessuno. Sei solo un Joker dal ghigno malefico, votato da una massa di idioti non in grado di intendere e di volere». Per il Comune non più un diritto di critica, ma parole con una «valenza denigratoria, infamante, disonorevole e dispregiativa che costituiscono un pesante attacco volto a ledere la reputazione dell’ente». Insomma, «Pesanti manifestazioni di ostilità e malanimo». Tanto da aver ingenerato una serie di reazioni da parte di altri utenti di «violenta manifestazione di odio, espressioni aggressive provocando una escalation capace di costituire un veicolo di pericolosità sociale». Ieri la discussione con le richieste del pubblico ministero e l’arringa della difesa.
Il pm ha chiesto 2mila euro di multa mentre l’avvocato del Comune ha parlato di «parole esorbitanti che trascendono dal diritto critica sull’attività del sindaco». Ha citato la cancellazione dei post offensivi dopo aver presentato la querela e ha parlato di toni «denigratori, sferzanti e disprezzo». Per l’Ente insomma si parla di «onorabilità lesa». Tanto che l’avvocato che chiesto un risarcimento di 30 mila euro e una provvisionale di 15mila euro. Cifra che se fosse riconosciuta, il Comune ha fatto sapere devolverà al fondo di solidarietà per le famiglie in difficoltà. La difesa invece, rappresentata dall’avvocato Marco Garulli, ha sollevato alcune eccezioni. La prima è che non ci sarebbe riferimento al Comune, ma solo al sindaco. E dunque non c’era il presupposto per presentare querela e per la costituzione di parte civile. Poi ha richiamato all’archiviazione dell’accusa di diffamazione verso il sindaco Ricci che aveva appellato il consigliere Baiocchi Sciacallo e “avvocato dei miei…”. L’avvocato ha richiamato poi al diritto di critica verso l’agire politico del sindaco.
La sentenza verrà letta il 23 maggio.