Pesaro, smobilitato il presidio dei trattori: «La gente ha capito il messaggio». Tra i manifestanti tantissimi giovani che hanno investito nell’agricoltura

Pesaro, smobilitato il presidio dei trattori: «La gente ha capito il messaggio». Tra i manifestanti tantissimi giovani che hanno investito nell’agricoltura
Pesaro, smobilitato il presidio dei trattori: «La gente ha capito il messaggio». Tra i manifestanti tantissimi giovani che hanno investito nell’agricoltura
di Véronique Angeletti
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Sabato 10 Febbraio 2024, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 13:09

PESARO - Cambia lo skyline per raggiungere Pesaro. Niente più trattori alla rotatoria. Erano 210 lunedì, ieri una quarantina e oggi sono tutti in azienda già al lavoro. Se ne sono andati soddisfatti di essere riusciti ad aver sensibilizzato la gente. «Almeno dai tanti sostegni che abbiamo ricevuto. C’è chi ci ha portato la colazione, il pranzo, per non parlare della visita di un’ottantina di studenti dell’Istituto agrario Cecchi» raccontano gli agricoltori del sit-in che ringraziano anche Prefettura e Questura per la disponibilità.

«Forse era quello il nostro vero obiettivo – sottolinea il coordinatore Lorenzo Ferri Marini –.

Far capire che difendere l’agricoltura italiana equivale a difendere il cibo e quindi, il consumatore».

Il lavoro

Con suo padre e suo fratello, ha un allevamento di razza Chianina a Sestino, il primo paese toscano a confine con Pesaro. Due anni fa, il suo abbraccio con il bue irrequieto Tripoli durante l’Inno di Mameli al Palio di Legnano è tuttora l’icona del legame sincero tra un allevatore e il suo animale. «Le richieste inviate al Governo, all’Europa dai presidi italiani sono le nostre» spiegano Andrea Cancellieri di Cagli, Davide Silvestrini di Urbania, Lara Gambini e Federico Tiberi di Urbino. Tutti trentenni che hanno scelto di investire il loro futuro nell’agricoltura biologica. «Ma a Pesaro era importante far capire che la protesta non cerca una soluzione ad un problema che riguarda solo noi agricoltori ma del cibo e riguarda tutti».

Le richieste

Chiedono che sia rivisto il loro ruolo nella filiera anche attraverso un’etichettatura che indichi l’origine delle materie prime e non soltanto l’ultima fase della trasformazione. Un’operazione trasparenza per dare importanza al made in Italy; ridare un valore economico al lavoro degli agricoltori italiani; mettere in risalto che la sovranità in prodotti agricoli e zootecnici di primaria importanza come, ad esempio, il grano per alimentare i pastifici italiani vanto del nostro Paese non esiste ancora.

«Ma vale - incalzano – se accompagnata da una legislazione europea sull’importazione di prodotti agricoli e alimentari più stringente affinché obbediscano alle stesse regole di produzione e sanitarie a cui siamo sottoposti e garantisca la libertà di impresa contrastando il dumping economico». Per gli agricoltori del sit-in pesarese era importante far capire quanto sono all’ascolto delle loro terre.

«Le richieste di rotazione - entrano nel merito i 5 - vanno adeguate ai comprensori. I Paesi non sono tutti uguali; le regioni in Italia sono diverse; i comprensori all’interno di una regione sono dissimili. Questione di geologia, di terreni, del clima. Ci sono colture che da noi necessitano di essere piantate per più anni prima di produrre, altre che, per problemi di cinghiali, non possono entrare nei piani colturali».

La locomotiva

Chiedono che sia rivista la politica agricola europea nei vincoli e negli incentivi e il Green Deal riprogrammato con una transizione in armonia con le reali potenzialità agricole dei territori. E la richiesta pesarese su questo tema ha la sua importanza. Siamo nella provincia locomotiva del biologico che fa delle Marche il più grande distretto bio europeo con oltre 4mila operatori, 104 mila ettari bio, il 22% della superficie agricola utilizzata, ben al di sopra del 15% della media italiana e dell’8,5% di quella europea. La lunga lista delle richieste attesta quanto è profondo il malessere di un comparto che investe soldi e lavoro tutto l’anno e, a monte, subisce i prezzi e non le controlla a valle in una filiera lunga e condizionabile.

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