Pesaro, chi fa il pane non guadagna: «Prezzi già ritoccati a gennaio, ora c'è chi chiuderà»

Pesaro, chi fa il pane non guadagna: «Prezzi già ritoccati a gennaio, ora c'è chi chiuderà»
Pesaro, chi fa il pane non guadagna: «Prezzi già ritoccati a gennaio, ora c'è chi chiuderà»
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Giovedì 1 Settembre 2022, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 15:24

PESARO C’è un dato che restituisce uisce la dimensione di un aumento dei prezzi dell’energia schizofrenico. Un panificio del pesarese aveva pagato nei primi sette mesi del 2021 17.764 euro per poter accendere i forni. Nel 2022 la cifra è schizzata a 46.114 euro per una impresa che produce circa 6 quintali al giorno.  Le imprese della panificazione, già occupate in una difficile ripresa a seguito della pandemia, si trovano adesso a dover contrastare un aumento fuori controllo dei costi di gas, energia elettrica e materie prime, che costringe i panifici ad aumentare i prezzi del pane o, addirittura, a spegnere i forni. I primi segnali della crisi economica che investirà l’Italia in autunno sono già abbondantemente arrivati. Alle micro e piccole imprese della panificazione e delle produzioni da forno della nostra provincia stanno arrivando bollette di gas e luce da capogiro, insostenibili per poter produrre beni di prima necessità. 


I segnali


«Vogliamo sollevare un problema grave ed urgente che vede a rischio la sopravvivenza di migliaia di imprese artigiane e dei relativi livelli occupazionali – sottolinea Marcello Angelini, presidente Associazione panificatori della Confcommercio – i numeri parlano da soli: con consumi, a giugno 2022 per 6.000 euro che, nel mese di luglio 2022, diventano quasi 11.500 euro è facile comprendere che la sopravvivenza delle attività è a rischio».

Oltre 17 mila euro negli ultimi due mesi, cifra che confrontata con i 7 mila degli stessi mesi dello scorso anno fa impallidire. Il comparto era già stato costretto ad apportare dei ritocchi lo scorso primo gennaio di circa il 20%. Un adeguamento dovuto all’aumento del costo delle materie prime come farina, burro, olio. E così il pane comune da 1 Kg era passato a 3,10 euro (era 2,60). Il formato da mezzo chilo a 4,30 euro (era 3,60); la pizza bianca e al pomodoro: 14 euro al Kg (era 12), le brioche 1,30 al pezzo (era 1,10). Mentre su dolci e altri prodotti di pasticceria un + 25%. «Ora è difficile applicare altri ritocchi, altrimenti il consumo calerebbe drasticamente. Non possiamo cambiare orario di produzione per ovvi motivi, ma stiamo lavorando in perdita. Questo vale sia per i panifici medi che quelli piccoli dove anche scostamenti di 3000 euro fanno la differenza. C’è chi sta pensando di spegnere i forni e chiudere». A Pesaro Daniele Malandrino aveva chiuso ben tre punti vendita a inizio anno perchè non ce la faceva più a sostenere i costi. «Francamente non so quale sia la soluzione giusta – prosegue Angelini – se sia un tetto europeo al prezzo del gas con un piano energetico che blocchi gli aumenti del costo dell’energia e, quindi, dei beni alimentari primari o un aito economico alle imprese, ma sono certo che se non si agisce tempestivamente, di concerto con Enti Locali e Regione, vedremo sicuramente la chiusura di molte aziende del nostro comparto». 


Gli adeguamenti


«Fino a questo momento – conclude amaramente Marcello Angelini - le imprese della panificazione si sono ingegnate, con modifiche alla produzione o sostituendo determinati prodotti, nell’assorbire tutti quegli aumenti già importanti delle materie prime, ammortizzando così gli extra costi senza scaricarli sulla clientela. Il sistema ora, a causa degli aumenti sconsiderati dell’energia, non è più sostenibile così come purtroppo è anche difficile pensare ad adeguamenti dei listini che si scaricherebbero sul consumatore finale che, in fin dei conti, vive la nostra stessa drammatica situazione con una busta paga diventata notevolmente più leggera».
Luigi Benelli

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