Ricoveri totali calati per il Covid a Marche Nord, ma si conferma la mobilità attiva

Il pronto soccorso del San Salvatore di Pesaro dell'azienda ospedaliera Marche Nord
Il pronto soccorso del San Salvatore di Pesaro dell'azienda ospedaliera Marche Nord
di Lorenzo Furlani
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Giovedì 4 Novembre 2021, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 23:27

PESARO - L’azienda ospedaliera Marche Nord è andata in sofferenza all’insorgere delle infezioni di Covid-19, per uno dei focolai territoriali più virulenti d’Italia, tanto da dover ricorrere nel marzo 2020 (per sei giorni totalmente) alla chiusura degli accessi ai pronto soccorso alle ambulanze del 118, ma poi si è rapidamente riorganizzata potenziando nei mesi seguenti - primo ospedale a farlo nella regione - la dotazione dei posti letto di terapia intensiva, secondo le direttive nazionali, sopperendo nella seconda ondata (così come nella terza) alle esigenze di cura degli altri territori delle Marche.

Posti letto “puliti”:- 78%
La drammatica dinamica nel 2020 della pandemia di Covid-19 con le pesanti ripercussioni sulle attività ospedaliere, totalmente stravolte in particolare da febbraio ad aprile quando erano rimasti attivi per altre patologie solamente 131 posti letto al Santa Croce di Fano cosiddetto Covid free (con una riduzione del 78% della dotazione ordinaria di 592 posti letto), viene ricostruita nella relazione di accompagnamento della direttrice generale Maria Capalbo al bilancio 2020 dell’azienda ospedaliera Marche Nord. La determina relativa è stata approvata dalla giunta regionale la scorsa settimana.

L'incidenza sul dibattito politico
Interessante, rispetto al dibattito politico in atto sul futuro dell’azienda, mentre il gruppo tecnico di lavoro di Regione e Comune deve decidere tra Muraglia e Case Bruciate dove costruire il nuovo ospedale non più unico di Pesaro, è la qualificazione dell’attività rimarcata dalla direttrice generale.

L’azienda Marche Nord «rappresenta il centro di riferimento per la diagnosi e la cura dei pazienti che necessitano di trattamenti di alta specializzazione - scrive Maria Capalbo -, avendo discipline proprie di ospedale di II livello, così come definito dal decreto ministeriale 70/2015». 

Il decreto ministeriale 70 del 2015
L’azienda ospedaliera «si caratterizza per l’offerta di prestazioni di ricovero e cura di complessità clinico-assistenziale maggiore, così come definite dal Dm 70/2015, tra cui - elenca la direttrice generale - l’emodinamica interventistica h24, l’endoscopia digestiva ad alta complessità, la broncoscopia interventistica, la radiologia interventistica, la medicina nucleare, il servizio di ematologia e centro trapianti, la radioterapia, la neurochirurgia, la nefrologia, la neuropsichiatria infantile, la procreazione medicalmente assistita, la gastroenterologia, la pneumologia, le malattie infettive. Proprio nell’ambito dell’alta specializzazione, Marche Nord, in qualità di azienda ospedaliera, riveste a tutt’oggi un ruolo di ospedale di riferimento, con una capacità attrattiva che va ben oltre l’ambito provinciale, attestandosi a struttura sovra provinciale».

Azienda attrattiva
Capalbo sottolinea che l’azienda «costituisce altresì uno strumento per ridurre la migrazione dei residenti al di fuori della regione e, al contempo, per attrarre pazienti da altre regioni» con una missione di confine ritenuta un’opportunità per tutte le Marche per potenziare il sistema sanitario complessivo. Nella relazione viene evidenziato che nonostante la compressione per il Covid-19 dell’attività ordinaria, decisamente ripresa per le prestazioni chirurgiche e ambulatoriali dal mese di maggio, si è confermata la mobilità attiva da altre province e da fuori regione. Nel 2020 si sono registrate complessivamente 22.741 dimissioni (nei regimi ordinario e di day hospital) con un calo, per l’eccezionalità della pandemia, del 27% rispetto ai 30.971 pazienti assistiti del 2019 (negli anni precedenti si era registrato un leggero trend negativo dal picco dei 32.107 ricoveri del 2017 calati dello 0,7% nel 2018 e del 2,8% nel 2019).

I pazienti da altre regioni
I pazienti di altre regioni e stranieri sono stati il 4,6% nel 2020 rispetto al 5,1% del 2019, al 5,3% del 2018 e al 5,6% del 2017 e al 4,6% del 2016; la mobilità attiva dal resto della regione è risultata del 5,3% nel 2020 rispetto al 5,8% del 2019, al 6,1% del 2018, al 5,9% del 2017 e al 5,3% del 2016 (percentualmente quindi si è ripristinato il dato di 5 anni fa). Per avere un termine di confronto, si consideri che l’azienda Ospedali riuniti di Ancona, con 934 posti letto hub della rete regionale per complessità, ha registrato nel 2020 37.851 ricoveri totali, con un calo del 20,3% rispetto al 2019 e con una mobilità attiva extraregionale e di stranieri del 9,4% e una mobilità da altre province marchigiane del 29,9% (con un leggero calo percentuale rispetto al 2019). Nel documento, la direttrice Capalbo sottolinea anche che nel 2020 a Marche Nord è aumentata la complessità dei ricoveri e, nonostante la pandemia, sono migliorate le performance sull’appropriatezza clinica e organizzativa.

L’aumento degli oneri per il virus
Per quanto riguarda l’impatto finanziario della pandemia, tra costi e investimenti, il Covid-19 ha comportato per l’azienda Marche Nord maggiori oneri per circa 17,5 milioni di euro. In particolare una spesa di 5,1 milioni per il personale di rinforzo e di 1 milione per le prestazioni aggiuntive dei dipendenti in organico e i seguenti incrementi di costi: 1,2 milioni per i farmaci, 4,8 milioni per i dispositivi medici, 411mila euro per i trasporti, 117mila per la lavanderia, 493mila per le pulizie e 244mila per lo smaltimento dei rifiuti. L’allestimento di 41 nuovi posti letto di terapia intensiva e di 27 posti letto di terapia semi intensiva ha comportato un investimento di 4,2 milioni di euro, che sarà ammortizzato nei prossimi bilanci.

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