FANO - La vita di Federica Polverari è un esempio per tutti. Colpita a 26 anni da una malattia che non le ha lasciato scampo, ha continuato a lottare fino all’ultimo «per vivere i suoi sogni e per dare valore a ogni istante dell’esistenza», ha detto don Francesco Pierpaoli subito dopo il funerale, celebrato ieri mattina nella chiesa di San Paolo Apostolo al Vallato di Fano, il quartiere dove viveva Federica insieme con la sua famiglia.
Ai suoi cari un enorme abbraccio di commozione, una partecipazione così sentita da riempire ogni posto libero nell’edificio religioso.
Li hanno pronunciati persone diverse, ma accomunate da una stessa sincera ammirazione verso lo spirito e la dignità con cui Federica ha affrontato una malattia terribile. Ha continuato a studiare e ha preparato la tesi di laurea in social design, incentrandola sulla ristrutturazione di una casa per suore a Sueglio, in Lombardia. Non è riuscita a discuterla, la morte è sopraggiunta un giorno prima, mercoledì scorso. Un lavoro e una dedizione che hanno comunque un senso compiuto. «L’insegnante della tesi è intervenuta durante il funerale, per dire che l’esempio di Federica insegna a vivere», ha concluso don Francesco.
Il feretro è stato tumulato nel cimitero dell’Ulivo, dov’è la tomba di famiglia. Una nota di Adriatica & Borgo Volley ha scelto le parole di Martina Betti, che ha allenato Federica dall’Under 13 all’Under 16: «L’Adriatica le ha insegnato la pallavolo, ma lei ha insegnato a tutti noi che la vita va affrontata con un bel sorriso. Proprio come il suo».