Lieti eventi al tempo del Coronavirus: 2.500 euro per il parto a casa, è boom di richieste

Lieti eventi al tempo del Coronavirus: 2.500 euro per il parto a casa, è boom di richieste
Lieti eventi al tempo del Coronavirus: 2.500 euro per il parto a casa, è boom di richieste
di Gianluca Murgia
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Aprile 2020, 10:00

URBINO - Il Coronavirus non ferma le nascite (semmai le moltiplicherà tra 9 mesi) ma, intanto, sta cambiando il modo di viverle. Contro ansie e timori di contagio cresce, nell’entroterra pesarese, il fronte di chi decide di partorire in casa.

LEGGI ANCHE:
Si sente male in Spagna e torna con la nave, studente muore nella cabina a soli 19 anni

Prosegue la serrata: altre tre settimane a casa, stop allo shopping nei giorni festivi


Diverse future mamme si stanno affidando a una clinica privata di San Marino che, con esperienza ventennale, per 2.500 euro assicura a domicilio una equipe di professionisti: ginecologo, ostetrica e pediatra. Con possibilità di essere seguiti anche prima e dopo. Un modo per evitare, alla base, il rischio di contagi ma anche per poter godere della vicinanza e sostegno (anche prima e dopo) della famiglia. 
  
In questo contesto, grazie a uno staff di medici e infermieri di prim’ordine, si deve rimarcare però la capacità organizzativa della Ginecologia dell’ospedale di Urbino diretta dal dottor Leone Condemi, considerato non a caso uno dei migliori reparti del territorio e capace di attirare in tempi normali molte future mamma anche dalla costa. Il primario ha blindato il reparto creando precisi percorsi no-covid e fornendo indicazioni perfette per tenere in sicurezza la sala parto e le stanze delle stesse partorienti (con visite esterne vietate). Una risposta di qualità a quello che sta diventando il business del parto a casa. Tutto questo mentre dall’ospedale di Urbino, ancora non meglio ufficialmente definito (Covid, no-Covid o misto?), nonostante la direzione sanitaria abbia realizzato vari percorsi interni per distinguere le area Covid e no-Covid, e riorganizzato più volte i reparti, continuano le segnalazioni di pericolose promiscuità: «Servono più controlli - spiega un degente - Gli ascensori vengono usati indistintamente da tutti e, senza controlli all’ingresso, ci sono troppi visitatori all’interno dei reparti normali (nonostante ci sia in merito una circolare ministeriale, ndr)». Così si espone il personale e gli stessi degenti a un rischio continuo. A riguardo andrebbe tutelata soprattutto Radiologia visto il prezioso protocollo diagnostico che ha messo in atto. Chieste più protezioni, turni più definiti e un percorso blindato e controllato per far accedere chi può essere positivo.

In tutta la struttura sanitaria ducale resta costante, inoltre, la carenza di infermieri e medici (ringraziati ieri pubblicamente dal sindaco Gambini) dovuta anche ai contagi. L’equipe ucraina giunta in rinforzo? Composta da 10 tra medici e infermieri, seppur encomiabile, allo stato dei fatti si può considerare alla stregua di una operazione di marketing o poco più. Solo uno dei 10, infatti, parla inglese e per questo il gruppo deve essere sempre affiancato da un interprete con relative problematiche operative. E il 21 aprile - a meno di deroghe - il gruppo farà ritorno a casa. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA