Prosegue la serrata: altre tre settimane a casa, stop allo shopping nei giorni festivi

Prosegue la serrata: altre tre settimane a casa, stop allo shopping nei giorni festivi
​Prosegue la serrata: altre tre settimane a casa, stop allo shopping nei giorni festivi
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Sabato 11 Aprile 2020, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 15:22

ANCONA  - Resteremo a casa per altre tre settimane, perché «non possiamo vanificare gli sforzi sin qui fatti» nel contenimento dell’epidemia, rischiando di ripartire da zero, con «un aumento dei decessi e delle vittime». Per questo, annuncia all’ora di cena il premier Conte, Non si uscirà liberamente di casa fino al 3 maggio prossimo . Fino a quella data non cambierà praticamente nulla rispetto agli ultimi 20 giorni, da quando, dopo aver messo tutta l’Italia in zona rossa dal 10 marzo, il governo aveva dato l’ultimo giro di vite chiudendo anche le imprese non strategiche.

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Pochissime le riaperture previste nell’ultimo Dpcm che ieri sera Giuseppe Conte ha spiegato agli italiani in diretta tv e via social. Da martedì riaprono cartolerie e librerie, i negozi d’abbigliamento per bambini, che come tutte le altre attività rimaste aperte dovranno rispettare ferree misure di sicurezza, a partire dalla distanza minima di un metro. 
Nell’elenco già lungo delle attività produttive strategiche si aggiunge qualche settore, come quello della silvicoltura e di altre attività legate alla cura dei boschi e all’essiccazione del legno. Poi basta, tutto come prima. «Proroghiamo le misure restrittive fino al tre maggio, una decisione difficile di cui mi assumo la responsabilità - ha detto il premier - perché se cedessimo proprio adesso che le misure di contenimento stanno dando risultati incoraggianti, rischieremmo di dover ricominciare daccapo».

Fanno paura, più che i numeri dell’epidemia ora in flessione. le date segnate in rosso sul calendario. «Si avvicinano Pasqua, i ponti del 25 aprile e del primo maggio, siamo tutti impazienti - parole di Conte - ma bisogna ripartire con cautela. Quando potremo farlo, dipenderà dal nostro comportamento».

Prima ancora che il premier Conte s’affacciasse in tv per annunciare i tempi supplementari del lockdown, il governatore Luca Ceriscioli s’era portato avanti con il lavoro disponendo la chiusura di tutte le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità nelle tre giornate a più a rischio delle prossime settimane: Pasqua, 25 aprile e primo maggio. Forse s’è spaventato guardando le file di ieri davanti ai supermercati e le strade più trafficate del solito. Così, temendo che la spesa possa essere utilizzata come pretesto per avventate gite fuori porta, ha disposto la chiusura dei pochi negozi che potrebbero restare aperti anche nei festivi, ovvero quelli generi alimentari e di prima necessità. Resteranno chiusi nelle tre festività a prescindere dalla taglia: sia gli esercizi commerciali di vicinato, sia i supermercati di media e grande distribuzione, compresi quelli nei centri commerciali. Una stretta aggiuntiva a quelle già in vigore, spiega la Regione Marche, adottata per rafforzare le misure di sorveglianza sanitarie contro l’avanzata del Coronavirus «in considerazione del perdurare della diffusività dell’epidemia». 

Ieri i contagiati hanno superato quota 5mila, con 129 nuovi casi positivi, anche se buone notizie arrivano dall’aumento dei dimessi e guariti, ora oltre mille, e dalla diminuzione dei decessi, scesi a 7 dopo una settimana con punte di 22 morti. Non è proprio il caso di abbassare la guardia. «Mi rendo conto che il clima e le giornate di festa – così il presidente Ceriscioli ha spiegato l’ordinanza – insieme alle notizie che ci inducono a sperare per il bene, rendono ancora più pesante il sacrificio di restare in casa dopo tanti giorni di “clausura”, ma chiedo ai marchigiani di non mollare, di essere ancora uniti in questa lotta al virus. Non abbassare la guardia è ancora necessario, anzi proprio in questa fase è più che mai indispensabile». Il governatore, pur ringraziando la grandissima maggioranza dei marchigiani «che hanno mostrato maturità e senso di responsabilità esemplari», teme che con la sequenza di feste in arrivo si creino troppi pretesti per affollare nei centri commerciali e negozi di alimentare. Per molti secondo Ceriscioli la spesa alimentare, ammessa per decreto, «diventa un’evasione non sempre necessaria».

Resteranno aperte le farmacie, parafarmacie, edicole, tabaccai e aree di servizio, dove si affolla meno gente e la sosta è più breve.

L’ordinanza, che tiene fuori la Pasquetta, forse per evitare un blocco dei rifornimenti di 48 ore, servirà anche a dare un po’ di tregua a chi lavora da settimane in prima linea. «È doveroso che addetti alla vendita e cassieri di supermercato, godano del diritto a giorni di festa e riposo. Vogliamo ricordare e ringraziare anche loro, che hanno garantito le aperture e si sono messi a completa disposizione spesso dei più deboli o degli anziani soli con le spese a domicilio».

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