Turismo, i conti non tornano. Regione e Atim, dati opposti: «Flussi in crescita nel 2023» «No, perso l’1%»

Turismo, i conti non tornano. Regione e Atim, dati opposti: «Flussi in crescita nel 2023» «No, perso l’1%»
Turismo, i conti non tornano. Regione e Atim, dati opposti: «Flussi in crescita nel 2023» «No, perso l’1%»
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 28 Febbraio 2024, 01:30 - Ultimo aggiornamento: 16:56

ANCONA Quando si dice “dare i numeri”. Se di norma la matematica non è un’opinione, pare diventarlo nei conti che vengono fatti sul turismo nelle Marche. E la cosa più sorprendente è come sia la Regione a smentire se stessa, in un cortocircuito tra le due entità che si occupano del settore: il Dipartimento Turismo incardinato a Palazzo Raffaello e l’Atim, l’Agenzia istituita ad hoc con legge del 2021 e guidata dal direttore Marco Bruschini. Riavvolgiamo il nastro e torniamo al 4 febbraio 2024, quando nel proprio stand alla Bit di Milano le Marche hanno presentato i dati turistici del 2023. Dai commenti dei presenti - dal governatore Acquaroli allo stesso Bruschini, fino ad arrivare addirittura alla ministra al Turismo Santanchè - sembrava che la nostra regione avesse raggiunto i flussi delle Maldive. 


La presentazione

Tanto che la dirigente del Dipartimento Paola Marchegiani, nell’introdurre le slides con i numeri della stagione 2023, ha tenuto a precisare come «i dati da noi raccolti siano caricati dalle singole strutture ricettive» e dunque si tratti di «dati autonomamente raccolti su cui noi non possiamo intervenire».

Una postilla che ha spiegato così: «Sono così belli che possono far pensare che ci siamo divertiti ad accelerare alcune cose». I malpensanti latini avrebbero detto excusatio non petita, accusatio manifesta ma obiettivamente in quel frangente nessuno ha pensato che la Regione stesse ritoccando i numeri e le parole della rigorosa dirigente Marchegiani sono suonate semplicemente come ridondanti. Dopo questo preludio vengono snocciolate le cifre, sempre alla Bit di Milano e sempre dalla Marchegiani. Il totale degli arrivi di turisti nelle Marche nel 2023 è stato di 2.567.073 unità, con una crescita dell’1,54% sul 2022, mentre le presenze (ovvero i giorni di permanenza nelle strutture ricettive) si sono assestate sulle 11.265.667 unità con un conseguente +0,65% sull’anno precedente. Considerando che il 2022 era stato l’anno dei record, riuscire comunque a crescere, sebbene di poco, viene celebrato alla Bit come un ottimo risultato. Soprattutto per il balzo in avanti nel segmento a noi più ostico, quello dei turisti stranieri da sempre tallone d’Achille: +10,9% negli arrivi (447.887 unità) e +12,1% nelle presenze (1.918.463 unità), mentre il turismo domestico ha fatto registrare una frenata (-0,23% di arrivi e -1,42% di presenze sul 2022). Un bilancio dunque positivo quello presentato dal palcoscenico milanese.

L'altra versione

Poi arriva il Programma operativo 2024 dell’Atim, varato solo lo scorso 19 febbraio - che l’anno parta il 1° gennaio forse è sfuggito al solitamente scrupoloso direttore Bruschini - in cui si racconta un’altra storia. «In una stagione turistica che non ha brillato su tutto il territorio nazionale - si legge nella prima pagina del documento - le Marche hanno perso l’1% in termini assoluti, segnando un +8% rispetto ai turisti stranieri, segno che l’attività dell’Atim ha cominciato a produrre gli effetti voluti». Ora, al netto dell’auto-promozione del direttore Bruschini, giudice e giuria del proprio operato, sono i conti a non tornare. Delle due l’una: o sono stati comunicati dati errati alla Bit, o sono sbagliati quelli messi nero su bianco dall’Atim nell’atto più importante della sua attività. E una svista in buona fede è il migliore degli scenari, perché chi volesse pensar male ne avrebbe ben donde. Ma siccome a pensar male si fa peccato, diciamo che si tratta di una sbadataggine. Cosa che non rende comunque l’episodio meno preoccupante. Chi ha comunicato dati sbagliati sui flussi turistici: il Dipartimento Turismo o l’Atim? Forse le due entità, che si occupano esattamente dello stesso settore, potrebbero almeno raccordarsi sulle cifre su cui poi vengono improntate le strategie e i programmi. Anche solo per evitare di far pensare che si stiano dando i numeri, appunto.

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