Ceriscioli: «Riforma? Tanti danni. E l'addio agli ospedali di I livello è uno schiaffo agli eroi del Covid»

Ceriscioli: «Riforma? Tanti danni. E l'addio agli ospedali di I livello è uno schiaffo agli eroi del Covid»
Ceriscioli: «Riforma? Tanti danni. E l'addio agli ospedali di I livello è uno schiaffo agli eroi del Covid»
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 6 Luglio 2022, 01:20 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 04:56

Luca Ceriscioli, lei è stato assessore alla Sanità, oltre che presidente della Regione, fino all’estate del 2020. Cosa ne pensa della riorganizzazione del servizio sanitario regionale presentata ieri dai suoi successori?
«Mi sembra che stiano mettendo in fila solo una lunga serie di danni».

Giudizio tranchant. Proviamo a scendere nel dettaglio ed a fare una valutazione nel merito: viene cancellata l’Asur e, dalle sue ceneri, sorgeranno cinque Aziende sanitarie territoriali. Una scelta vincente?
«Non hanno cancellato l’Asur, l’hanno moltiplicata per cinque. Questo si traduce in un aumento delle figure apicali, che passano da 7 a 20, dunque più del doppio. Cosa notevole, perché all’interno del sistema hanno un costo importante».

La giunta Acquaroli dice che questo nuovo assetto garantirà maggior efficienza e vicinanza ai territori
«Non capisco da cosa dovrebbe emergere una maggiore efficienza: l’organizzazione dell’Asur, in termini di servizi, era già suddivisa per Aree vaste. Non lavorava in maniera unica su scala regionale. La prossimità era garantita dalle Av. Ci vedo solo un aumento dei costi. E, in questo senso, ravviso anche un altro problema».

Ovvero?
«C’è una parte della legge in cui dicono che, entro un anno, il Consiglio e la giunta adotteranno i criteri per l’assegnazione delle risorse: già non si capisce perché le nuove Aziende sanitarie territoriali inizino a gennaio 2023 ed i criteri per il riparto delle risorse vengano definiti dopo un anno. Le due cose dovrebbero essere contestuali».

E poi?
«Quando si parla di risorse bisogna pensare ai soldi, ma anche ai posti letto ed al tetto di spesa per il personale. Ciò significa togliere e dare. Mentre l’Asur queste cose riusciva a gestirle perché gli scompensi che potevano emergere, li riequilibrava tra una zona e l’altra, ragionando in termini regionali, qui ognuno lotterà per il suo budget».

Secondo questa sua linea di pensiero, a chi verrà tolto ed a chi verrà dato?
«È molto semplice fare il conto: il Maceratese e l’Ascolano dovranno cedere un po’ di posti letto al Pesarese ed al Fermano».

Da cosa lo deduce?
«Macerata ed Ascoli hanno un indice di posti letto per abitanti molto più alto rispetto a Fermo e Pesaro.

Finora era stato così perché il Fermano è piccolo e perché nel Pesarese era presente anche l’azienda ospedaliera Marche Nord. In questo modo, era garantito un equilibrio. Ma la proposta di legge prevede anche che Marche Nord perda lo status di azienda ospedaliera, quindi andrà ridefinito tutto. Auguri».

Da Pesarese, non condivide che Marche Nord non sia più azienda ospedaliera?
«Su Marche Nord siamo al paradosso dei paradossi: nelle attività per acuti, era la più efficiente delle aziende. Quella che, a parità di risorse, offriva più servizi. Di fatto, eliminano l’esperienza che garantiva i risultati migliori: una genialata». 

Marche Nord che, peraltro, è stata in prima fila durante tutte le ondate del Covid
«È stata quella che ha dato l’impegno maggiore contro il Covid: mi sembra che sia come dare uno schiaffo a quei medici ed infermieri che due anni fa chiamavano eroi. Ora, diventerà un ospedale come tutti gli altri. Il grande problema di questo governo regionale è che non vuole scontentare nessuno, ma così le Marche finiranno per essere l’unica regione in Italia a non avere neanche un ospedale di primo livello perché, con il fatto che distribuiscono le funzioni a destra e a manca, un ospedale che abbia tutto non esisterà più. Tolto ovviamente Torrette, che però è di secondo livello e quindi parliamo di una cosa diversa».

La riforma della legge 13 si interseca anche con un altro dei grandi cambi di passo impressi dalla giunta Acquaroli rispetto a quanto programmato dalla sua: l’inversione di marcia sugli ospedali unici
«L’approccio dell’ospedale unico aveva proprio il senso di garantire ad ogni provincia un ospedale di primo livello. Ed infatti la giunta Acquaroli, smantellando questo principio, non ne darà nessuno. Per accontentare tutti, scontenteranno solo una persona: il cittadino che non avrà un ospedale degno di questo nome nel proprio territorio».

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