L'ex governatore Luca Ceriscioli (Pd): «Sul privato nella sanità ci hanno massacrato ma stanno facendo peggio di noi»

Risposta al vetriolo al presidente di centrodestra: «Acquaroli non è analfabeta, solo in stato confusionale»

L'ex governatore Luca Ceriscioli (Pd): «Sul privato nella sanità ci hanno massacrato ma stanno facendo peggio di noi»
L'ex governatore Luca Ceriscioli (Pd): «Sul privato nella sanità ci hanno massacrato ma stanno facendo peggio di noi»
di Martina Marinangeli
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Lunedì 27 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15:04

Luca Ceriscioli, ex governatore che scelse di tenere la delega alla Sanità: parafrasando le parole dell’attuale presidente della Regione Francesco Acquaroli, nel Pd siete analfabeti per non aver compreso la sua posizione sulla sanità privata. Cosa ne pensa?
«Lui magari non è analfabeta, ma è in stato confusionale. Questo sì».

 
In che senso?
«È interessante vedere la completa inversione a U rispetto a quanto sostenevano in campagna elettorale. Ci hanno massacrato dicendo che avremmo privatizzato la sanità, mentre loro avrebbero ridotto gli spazi al privato. Oggi invece hanno cambiato idea: il privato è buono e serve a completamento della sanità pubblica. Mi sembra una frase già sentita qualche anno fa. Se continuano a copiare da noi, forse qualcosa di buono riescono a farlo».
Che fa, sale in cattedra? 
«Dico solo che eravamo noi a sostenere che la sanità privata dovesse essere complementare al pubblico, ma con una differenza sostanziale».
Ovvero?
«Nel 2019 noi eravamo al tetto di spesa per il personale pubblico: avevamo assunto tutto il pubblico che era possibile assumere. Poi eravamo partiti con la campagna sulle liste di attesa, prendendo più prestazioni anche dal privato proprio per completare l’offerta. Un conto è ricorrere al privato quando hai dato al pubblico tutto il personale possibile; altra cosa è ricorrere al privato quando ancora il pubblico ha spazi di crescita. Nel primo caso, il privato è complementare; nel secondo è sostitutivo. Dunque una domanda sorge spontanea».
Quale?
«Siamo sicuri che la Regione Marche sia al tetto di spesa sul personale in questo momento? Dubito che siano con gli organici al completo». 
Il presidente Acquaroli dice che avete sempre fatto affidamenti diretti ai privati, mentre con il centrodestra al governo si passerà per gare ad evidenza pubblica: come risponde?
«Noi abbiamo utilizzato tutte le strutture private accreditate che c’erano già nelle Marche. Quando parlano di gare, forse intendono che vogliono far arrivare nuovi privati. Alla faccia che non li volevano».
Tutto giusto quello che ha fatto lei, tutto sbagliato quello che fanno gli altri?
«Dico questo: non riusciranno a portare a casa i risultati importanti in sanità perché mancano le infrastrutture. Non si può qualificare l’offerta pubblica senza grandi ospedali. Loro invece stanno finanziando ospedali piccoli: per quanto cerchino di ricalcare le nostre orme, il loro quadro avrà sempre questo vulnus».
L’eterno scontro tra la sua idea degli ospedali unici e l’impostazione di questa giunta declinata sugli ospedali di prossimità.
«Fanno comunque ospedali unici provinciali, ma piccoli. E la riapertura dei 13 piccoli ospedali su cui hanno fatto campagna elettorale non si è vista».
Passiamo all’altro grande tema sul tavolo: le liste d’attesa. Anche per voi sono state una spina nel fianco non da poco.
«Ero in gita con altri insegnanti che mi dicevano di essere andati tutti dal privato per le visite perché non si riesce a trovare posto. Tutti programmano sulla base del bisogno, come dice l’assessore Saltamartini, ma poi la risposta non è mai pari al bisogno».
Perché?
«Perché per quanto si metta tutto il pubblico in azione e si ricorra al privato per ciò che serve, la domanda supererà sempre l’offerta. E aver chiuso Marche Nord, l’azienda più efficiente che garantiva più prestazioni a parità di spesa, non aiuta sulle liste d’attesa».
Cosa ne pensa delle nomine fatte nella sanità?
«Noi avevamo nominato tutte persone che vivevano qui e che ci tenevano a portare a casa un risultato perché era la sanità dei loro concittadini. Mi ricordo la passione di Caporossi quando è tornato a Torrette perché rientrava nella sua città e voleva fare bella figura. Mettere invece queste figure spente non aiuta a dare risultati».
Si riferisce a qualcuno in particolare?
«Penso alla figura che era stata scelta per il Dipartimento salute. Lì non ha funzionato e quindi lo metti a Torrette?».
Armando Gozzini, quindi.
«Uno preso a Milano anziché scegliere qualcuno che in questa regione ha costruito la sua storia».

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