La posizione
Nicola Marchionni di Federlab Marche, Fabio Di Pietro di Assolab Marche, Dario Arcagni di Anisap Marche e Stefania Gaspari Pellei di Fedebiologi Marche rappresentano 50 laboratori in tutta la regione: «La Regione Marche - dicono - ha un budget annuale di circa 9,8 milioni l’anno destinato ai laboratori analisi privati. Di questi, circa la metà va nell’acquisto dei reattivi. Con il resto dei fondi mandiamo avanti attività che danno lavoro a circa 500 dipendenti tra settore tecnico ed amministrativo. Da quello che si evince dal dibattito politico, sembra che noi siamo una spesa invece di essere una risorsa, come riteniamo di essere e come dimostrano i cittadini che si stanno rivolgendo a noi in misura sempre maggiore».
La domanda
«Nonostante ciò facciamo fronte a tutte le richieste dei cittadini fino ad esaurire il margine di guadagno che arriva dalla produzione in convenzione e le strutture sono costrette a chiedere il pagamento della prestazione, a costi comunque ridotti per chi è esente. Eppure la richiesta è sempre molto alta. Se i cittadini preferiscono venire da noi e compartecipare alla spesa invece di andare gratuitamente in una struttura pubblica, qualcosa vorrà pur dire». In tempo di Covid, poi, i laboratori analisi si sono fatti carico dell’80% di richieste di esami triplicando il fatturato da inviare alla regione, ma con un budget rimasto invariato. «Nessuno ci ha ringraziato per quanto fatto - sottolineano i rappresentanti delle strutture private - ma poco importa. Importa invece che con il nostro lavoro non solo sono state azzerate le liste d’attesa in questo settore, ma abbiamo anche favorito la mobilità attiva: ci sono pazienti che vengono da altre regioni nei nostri laboratori, altamente tecnologici e qualificati. Anche se siamo senza contratto da 2021 (con proroga al 2022) abbiamo sostenuto la sanità pubblica in tutti i modi e adesso ci sentiamo messi al bando come un problema da eliminare alla radice».
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