Sanità, i privati non ci stanno: «Noi messi al bando ma siamo una risorsa. Acquaroli e Ceriscioli sembrano rinnegarci»

I rappresentanti dei laboratori analisi: «Abbiamo favorito la mobilità attiva: molti nostri pazienti arrivano da fuori regione»

Sanità, i privati non ci stanno: «Noi messi al bando ma siamo una risorsa. Acquaroli e Ceriscioli sembrano rinnegarci»
Sanità, i privati non ci stanno: «Noi messi al bando ma siamo una risorsa. Acquaroli e Ceriscioli sembrano rinnegarci»
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 2 Aprile 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 18:36
ANCONA «A sentire il governatore Acquaroli e l’ex presidente Ceriscioli sembra che entrambi rinneghino e rifuggano il privato nella sanità. E questo dispiace perché invece di essere considerati una risorsa siamo etichettati soltanto come una spesa». Il commento amaro arriva dai rappresentati dei laboratori analisi delle Marche che hanno deciso di dire la loro dopo avere letto sul Corriere Adriatico gli interventi dell’attuale governatore di centrodestra e del suo predecessore di centrosinistra. 


La posizione


Nicola Marchionni di Federlab Marche, Fabio Di Pietro di Assolab Marche, Dario Arcagni di Anisap Marche e Stefania Gaspari Pellei di Fedebiologi Marche rappresentano 50 laboratori in tutta la regione: «La Regione Marche - dicono - ha un budget annuale di circa 9,8 milioni l’anno destinato ai laboratori analisi privati. Di questi, circa la metà va nell’acquisto dei reattivi. Con il resto dei fondi mandiamo avanti attività che danno lavoro a circa 500 dipendenti tra settore tecnico ed amministrativo. Da quello che si evince dal dibattito politico, sembra che noi siamo una spesa invece di essere una risorsa, come riteniamo di essere e come dimostrano i cittadini che si stanno rivolgendo a noi in misura sempre maggiore».

E proprio per questa domanda, che negli anni è andata ad aumentare, si è creato un divario importante tra il budget regionale e la necessità di coprire le spese a cui le strutture vanno incontro. 


La domanda


«Nonostante ciò facciamo fronte a tutte le richieste dei cittadini fino ad esaurire il margine di guadagno che arriva dalla produzione in convenzione e le strutture sono costrette a chiedere il pagamento della prestazione, a costi comunque ridotti per chi è esente. Eppure la richiesta è sempre molto alta. Se i cittadini preferiscono venire da noi e compartecipare alla spesa invece di andare gratuitamente in una struttura pubblica, qualcosa vorrà pur dire». In tempo di Covid, poi, i laboratori analisi si sono fatti carico dell’80% di richieste di esami triplicando il fatturato da inviare alla regione, ma con un budget rimasto invariato. «Nessuno ci ha ringraziato per quanto fatto - sottolineano i rappresentanti delle strutture private - ma poco importa. Importa invece che con il nostro lavoro non solo sono state azzerate le liste d’attesa in questo settore, ma abbiamo anche favorito la mobilità attiva: ci sono pazienti che vengono da altre regioni nei nostri laboratori, altamente tecnologici e qualificati. Anche se siamo senza contratto da 2021 (con proroga al 2022) abbiamo sostenuto la sanità pubblica in tutti i modi e adesso ci sentiamo messi al bando come un problema da eliminare alla radice».
 

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