ANCONA - La seconda e ultima puntata della miniserie intitolata nuovo Piano sociosanitario ha riservato colpi di scena mai visti (o quasi) prima di chiudere con uno scontato happy end: l’approvazione del documento che dovrà traghettare la sanità marchigiana verso un futuro più roseo. Ma come tutte le telenovele che si rispettino anche il dibattito di ieri ha ripreso lo stesso filo conduttore della puntata precedente: polemica aspra, mugugni, brusii, commenti a microfoni accesi e un paio di applausi subito stoppati dal presidente del Consiglio Latini.
Il colpo di scena
A tenere banco, ovviamente, la decisione di Pd, M5S e Gruppo Misto (in totale 10 consiglieri) di abbandonare gli scranni senza partecipare alla discussione scegliendo una strada politica mai percorsa prima nell’Aula regionale: lasciare il Piano sociosanitario al suo destino, senza presentare nemmeno mezzo emendamento. «È un piano farlocco, non vogliamo averci niente a che fare», la sostanza dell’intervento del capogruppo dem Maurizio Mangialardi a cui sono seguiti i commenti dei rappresentanti della maggioranza.
Effetto boomerang
La replica - che non si è fatta attendere - è stata affidata al veterano Carlo Ciccioli, storico esponenente di Fdi: «La strategia dell’abbandono è inutile per i marchigiani, fossi stato in voi avrei presentato emendamenti su emendamenti che avrebbero messo in imbarazzo la maggioranza».
Il siparietto
Un siparietto che ha suscitato l’ilarità dei dem seduti tra il pubblico e la reazione scomposta di Giacomo Rossi (Civici Marche), richiamato anche dal presidente del consiglio Dino Latini per avere utilizzato il sostantivo “buffoni” diretto ai colleghi della minoranza. Insomma, sono mancati solo i popcorn nella seduta dove il vero protagonista sarebbe dovuto essere il Piano sociosanitario 2023-2025. Le battute finali sono state affidate al padre naturale di questo documento, il sopra citato Saltamartini: «Saremo in grado di dare le risposte ai marchigiani che ci hanno affidato la responsabilità di governo di questa regione». Mentre gli applausi sono stati tutti per il governatore Acquaroli: «Non credo che il piano sia perfetto ma cerca di interpretare il fabbisogno e le esigenze regionali, di dare risposte alle criticità ereditate da decenni, la spada di Damocle delle liste d’attesa, la disgregazione del territorio, la mobilità passiva». E che Piano sia.
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