«Questa partita non la perdo». Carlo Ciccioli fa la voce grossa e anche Acquaroli molla la presa sulla giunta Silvetti

«Questa partita non la perdo». Carlo Ciccioli e Ancona, la storia infinita
«Questa partita non la perdo». Carlo Ciccioli e Ancona, la storia infinita
di Martina Marinangeli
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Sabato 17 Giugno 2023, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 09:36

ANCONA - Definirlo l’highlander della politica, a questo punto, pare riduttivo. A 71 anni non ancora compiuti, Carlo Ciccioli continua a dettare legge, nonostante lo scettro del potere dei Fratelli d’Italia made in Marche sia passato nel frattempo nelle mani del governatore Francesco Acquaroli. O almeno così sembrava. Ma sulle scelte degli assessori da mettere nella giunta dorica, il numero uno di Palazzo Raffaello alla fine non è riuscito quasi a toccare palla.

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Ciccioli - oggi capogruppo regionale FdI, nel 2012 tra i promotori del neonato movimento - proprio non ci sta a fare da carta da parati mentre altri si godono le luci della ribalta ora che, dopo un decennio ai margini, il suo partito guida il Paese, la Regione e il Comune. E non ci sta al punto tale che, puntando i piedi, riesce a piazzare a Palazzo del Popolo la “sua” Anna Maria Bertini al posto di Arianna Trifogli, fortemente voluta dal sindaco Silvetti.


Le mille vite


Ma non solo: fa piazza pulita anche tecnici di livello - sponsorizzati, tra gli altri, anche da Acquaroli stesso - perché non gradita alla frangia del partito che guida.

Un bagno di sangue. Ma non per lui. Ciccioli ne esce trionfatore, vincendo su tutta la linea e dimostrando di avere mille e una vita politica. Dato per finito in più di un’occasione, dall’agone in realtà non è mai uscito. La definitiva pietra tombale sulla sua lunga carriera sembrava essere stata messa lo scorso ottobre quando un inciampo all’ultimo metro gli impedì di tagliare il traguardo del tanto agognato assessorato regionale al Bilancio. Impossibile passare sopra a quella frase choc - «erano nel posto sbagliato nel momento sbagliato» - rivolta alle vittime dell’alluvione del 15 settembre. E Acquaroli ha dovuto negargli le stellette che già si vedeva sul petto.

La rivincita

Un duro colpo, perché per entrare a Palazzo Raffaello aveva rinunciato alla candidatura al posto in Parlamento. Tutto sembrava perduto, ma il sempiterno Ciccioli è risorto dalle ceneri. Una tenacia che gli riconoscono anche i suoi più strenui detrattori interni al partito (e ce ne sono tanti).

Ora si è preso la sua rivincita («questa partita è la mia, non la perdo»). Ha fatto capire alla sua squadra - che sta cercando da tempo di arginarlo in maniera ormai neanche troppo velata - che venderà cara la pelle e che la sua parola, almeno nel centrodestra di Ancona, è legge. Non ci sono governatori, sindaci o deputati improvvisati statisti che tengano. La vecchia volpe della politica è ancora lì, a gongolare mentre gli altri si leccano le ferite e a piazzare bandierine nell’infinito Risiko della sua vita.

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