Marche in controtendenza, adesso c'è più voglia di assumere. Ecco le professioni richieste

Marche in controtendenza, adesso c'è più voglia di assumere. Ecco le professioni richieste
Marche in controtendenza, adesso c'è più voglia di assumere. Ecco le professioni richieste
di Lorenzo Sconocchini
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Venerdì 13 Ottobre 2023, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 15:08

Se in Italia mediamente frena la propensione delle imprese a fare assunzioni, le Marche sono in controtendenza, con una crescita sia pure modesta dei nuovi contratti previsti. E ancora una volta, sarà per l’effetto di questa estate che non vuole cedere il passo all’autunno, a trainare le richieste è soprattutto il settore della ristorazione. È quanto emerge dalla rilevazione mensile di ottobre del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere-Anpal, che attraverso sondaggi alle aziende misura le intenzioni di potenziare gli organici.


L’ultimo trimestre


Risultano così 12.060 i contratti di lavoro che le imprese hanno in programma di attivare nelle Marche in questo mese, che diventano in tutto 30.210 nel trimestre conclusivo del 2023. Confrontate con quelle di un anno fa, mantengono segno positivo, benché la crescita sia modesta: +0,9% per la previsione mensile e +1,6% per quella trimestrale. Meglio di quanto emerge a livello nazionale, dove le previsioni sono caratterizzate da andamenti in moderato calo (-1,2% per il mese di ottobre e -1,4% per ottobre-dicembre). Ma per le imprese marchigiane è sempre più difficile reperire le figure professionali richieste: nel 55,3% dei casi appaiono di difficile reperimento (+8,5% rispetto a ottobre 2022).


Il sud delle Marche, in questa fase, sembra il territorio più dinamico. Le crescite più sensibili riguardano infatti le province di Fermo (1.120 entrate programmate, in crescita su base annua del 2,8%) e di Ascoli Piceno (1.630; +1,2%), seguite da Ancona (3.620; +0,8). Per la provincia di Pesaro-Urbino è attesa una crescita leggerissima (3.180; +0,3%), mentre stazionaria appare quella di Macerata (2.510).


Dopo un settembre in contrazione, a ottobre torna in crescita nelle Marche la domanda del settore industriale, con la previsione di 5.820 contratti di lavoro da attivare per un incremento di +4,1% rispetto ad ottobre 2022. «A spingere tale crescita - si legge nell’analisi dei dati a cura del Centro studi di Camera di commercio Marche - è soprattutto il settore delle costruzioni (1.390 le sue entrate di lavoro previste, con un incremento di +15,8%), al quale si aggiunge anche l’andamento favorevole, benché molto meno intenso, delle industrie manifatturiere e public utilities (4.430 le entrate programmate, per una crescita tendenziale di +0,9%)».


Il terziario al contrario prosegue la flessione (6.240 le entrate programmate a ottobre, -1,9% tendenziale) «sintesi di trend positivi per il commercio (1.550; +2,0%) e per il settore turistico (1.760; +1,7%), che non riescono a controbilanciare quelli negativi dei servizi alle imprese (1.590, -6,5%) e dei servizi alle persone (1.330; -5,7%)».


Operai specializzati


Le professioni più richieste in regione a ottobre vedono la conferma al vertice degli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione, con 1.760 entrate previste, ancora seguiti dagli addetti alle vendite, con 1.020.

Consistenti anche le entrate previste per gli operai specializzati addetti alle costruzioni e mantenimento di strutture edili (640). Il borsino prosegue con il personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci (560), i conduttori di veicoli (400) appaiati agli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (anche per loro 400). Ma che titolo di studio serve per trovare un posto? Nelle Marche a ottobre si restringe, nel confronto su base annua, la quota di contratti di lavoro per i quali si richiede la laurea, che scendono a 9,1% (erano l’11,2% a ottobre 2022). La quota dell’Istruzione tecnologica superiore (ITS Academy) resta sotto l’1% (0,7%), mentre per l’istruzione secondaria l’incidenza sale al 30,1% (26,8%). Sale anche la quota delle entrate con diploma professionale, al 24,9% (dal 17,3%) e si contrae l’incidenza delle entrate per le quali imprese non richiedono alcun titolo di studio specifico, scendendo dal 44% al 35,3%. 

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