Sulla Bolkestein gli operatori balneari sono compatti: «Servono regole. Rischiamo di perdere l’impegno di una vita»

Sulla Bolkestein gli operatori balneari sono compatti: «Servono regole. Rischiamo di perdere l’impegno di una vita»
Sulla Bolkestein gli operatori balneari sono compatti: «Servono regole. Rischiamo di perdere l’impegno di una vita»
di Maria Cristina Benedetti
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Lunedì 27 Febbraio 2023, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 12:54

ANCONA  - La forza della storia sommata alla suggestione della tradizione. La formula di Paolo Bonetti è come un’onda che sfuma sulla battigia. Semplice. Da 18 anni lui è l’immagine e la sostanza della Spiaggia Bonetti, che si apre sul litorale di Portonovo, lato Torre, vista mare e chiesetta romanica. «Premesso che la Bolkestein è un grande problema, spero solo che siano sempre validi i criteri introdotti dall’ex premier Draghi: intendevano tutelare coloro che si erano esposti con gli investimenti».


Le ceneri


Il suo caso rientra a pieno titolo nella griglia delle considerazioni che segue: la direttiva per la messa a gara delle concessioni balneari verrà applicata, ma il tema è come attuarla, dal momento che dalla sua emanazione si sono succeduti sette Governi e hanno sempre dato seguito all’arte del rinvio. Quello di Bonetti potrebbe essere l’evento-simbolo dell’ultimo capitolo del caos.

Il suo stabilimento, punto di ritrovo di tendenza, è risorto dalle ceneri dopo un incendio devastante con un investimento da mezzo milione di euro. «Il finanziamento che ho richiesto allora ci metterò ancora dieci anni a pagarlo».

Non scioglie i dubbi: «Non ho la certezza di essere tutelato, come reputo non ci siano rassicurazioni per sostenere le famiglie, che hanno un reddito derivante dall’attività legata alla concessione demaniale». Lui che su quel tratto di costa è da 28 anni, prima ancora che da titolare, da bagnino, vorrebbe rivalutare l’effetto-tempo. «Si deve fare in modo che la storicità abbia un senso». Si appella alla tradizione. «Qui a Portonovo abbiamo il culto del mosciolo, s’immagina cosa potrebbe accadere se la gestione passasse di mano a una catena estera?  Sarebbe la fine».


Per Maria Grazia Tiffi della Spiaggiola, Numana, vale la tradizione da nonna a nipote. «Mio padre è morto a 85 anni e con questo chalet di famiglia c’era nato». Da testimonial storica della Riviera del Conero sbotta: «È snervante. Ogni giorno cambia qualcosa. Ora il presidente Mattarella firma il Milleproroghe ma mette in guardia il governo sul fatto che il rinvio di un anno per bandire le gare previste dalla direttiva entra in rotta di collisione con l’Europa e con le sentenze del Consiglio di Stato, che imponevano come deadline il 2023, per partire con le aste nel 2024».

L’imprenditrice mare&sole ricorda: «Non sono stati scritti ancora i decreti attuativi». Il suo pare un disco incantato sulle note dell’amarezza: «È snervante vivere in questo limbo. Rischiamo di perdere ciò che è il frutto dell’impegno di una vita. Molti di noi, nel dubbio, hanno smesso di investire». Ci mette il carico emotivo.


La posizione


Tre stabilimenti, di cui due storici. Marco Calvaresi dà voce alla Riviera della Palme, San Benedetto. «Se ci sono delle direttive vanno rispettate. Mattarella non credo che abbia assunto una posizione sbagliata. Il problema è un altro: la pubblica amministrazione non è pronta a mappare le aree demaniali e a gestire le gare». Al motto di “affrontare e guai a rimandare”, cerca l’uscita di sicurezza: «Ci sarà pur un modo per tutelare i diritti e gli investimenti di chi deciderà di restare sul campo e di chi invece vi si affaccerà per la prima volta». Incrocia domanda e offerta, ma la vaghezza no.


Parla per sé e per la categoria tutta Massimiliano Tomassini che, dal fronte di Porto Reacanati, è responsabile Abat, l’Associazione balneare aziende turistiche. «Non è stato mai fatto nulla se non rimandare, prorogare, dal 2006. l vari governi che da allora si sono succeduti hanno sempre fatto in modo che la questione ricadesse su chi sarebbe venuto dopo». Il timore di perdere consenso elettorale era la logica prevalente. «Basta», l’esclamazione di Tomassini, che gestisce lo chalet Da Massi, si alimenta di ferite che si aprono sulla pelle viva.

«Sa quante aziende che producono lettini e ombrelloni sono sull’orlo del fallimento? Tantissime. Dal 2006 ci si preoccupa solo della piccola manutenzione». Avanza un livello minimo di richieste. «In caso di gara - si domanda - chi ha esperienza ottiene un punteggio maggiore? Sono previste garanzie per chi ha investito o risarcimenti per l’avviamento? Quanto dureranno le future concessioni? Quanto tempo ci sarà per ammortizzare gli eventuali impieghi di risorse?». Null’altro.


La teoria


Il monito di Alessandro Corsini si leva dalla spiaggia di Levante di Pesaro, da 25 anni Bagni Primavera. Premette: «Sono fiducioso che questo governo farà qualcosa». Passa a definire la mossa che reputa prioritaria: «È fondamentale procedere a una mappatura seria delle aree demaniali, non con Google. Magari emerge che le spiagge libere da dare in concessione in Italia sono moltissime». La tutela potrebbe arrivare dalla teoria della risorsa, che non è scarsa.

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