ANCONA Non ci sono tagli che tengano. Nonostante la scure calata da Roma, che ha alleggerito il bilancio di previsione della Regione di 105 milioni di euro nel triennio 2024/2026, lo spazio per il maxi emendamento alla famigerata tabella E è stato trovato lo stesso e pesa circa 1,2 milioni di euro. Parliamo delle voci di spesa pulviscolari destinate ai territori che le opposizioni - prima di centrodestra, ora di centrosinistra - definiscono in maniera colorita “marchette”.
I fondi
Ieri il corposo pacchetto da 80 pagine è stato approvato nella riunione fiume della commissione Affari istituzionali e, come sempre, ha regalato il consueto giro di mancette ai territori.
E si potrebbe andare avanti ancora per molto. Quella di inserire last minute maxi emendamenti ai bilanci con risorse a pioggia sui territori è una prassi tutt’altro che nuova. Anzi, l’ex assessore al Bilancio Fabrizio Cesetti (Pd) aveva coniato la frase “esigenze organiche del territorio” per definire più elegantemente quelle che le opposizioni chiamavano marchette. Ora maggioranza e minoranza si sono rovesciate, ma cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. «La tabella E si è trasformata in qualcosa di ancora peggiore di quello che c’era in passato - osserva Marta Ruggeri, capogruppo del Movimento 5 Stelle e relatrice di minoranza del Bilancio 2024/2026 - . Quando l’assessore Goffredo Brandoni ci ha presentato il bilancio, ha sottolineato il peso dei tagli che arrivano dal Governo e che ammontano a circa 105 milioni di euro nel triennio e a 25 milioni nel 2024. Poi però - la stoccata - i soldi per le marchette con ricadute sui territori di elezione dei singoli consiglieri sono stati trovati comunque».
La manifestazione
E aggiunge: «È stato saccheggiato il fondo apposito per i nuovi provvedimenti legislativi che ammontava a 1,2 milioni e non è rimasto più nulla. Interventi puntuali che polverizzano le risorse senza una regia politica. La conseguenza è che si taglieranno sicuramente i servizi». Il bilancio approderà in Consiglio regionale giovedì (con prosecuzione dei lavori venerdì) e contestualmente Cgil, Cil e Uil hanno organizzato un presidio davanti a Palazzo Leopardi «per denunciare il persistente mancato confronto sulle politiche di bilancio da parte della giunta protrattosi per tre anni». Si preannuncia una seduta scoppiettante.