Il commiato di Matteo Ricci: «L’eredità che lascio? Persone orgogliose di chiamarsi pesaresi»

Il commiato di Matteo Ricci: «L’eredità che lascio? Persone orgogliose di chiamarsi pesaresi»
Il commiato di Matteo Ricci: «L’eredità che lascio? Persone orgogliose di chiamarsi pesaresi»
di Thomas Delbianco
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Domenica 17 Marzo 2024, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 08:26

PESARO «Lascio una città con persone più orgogliose di essere pesaresi. Ho amato Pesaro con tutto me stesso. Biancani? Vincerà e farà meglio di noi». Dieci anni in un'ora o poco più. Il sindaco Matteo Ricci li ha raccontati tutti d'un fiato, con i suoi assessori a fianco e una vasta e composita platea tra politici, amministratori, associazioni, imprenditori e cittadini. Al Charlie Hotel di viale Trieste ieri sera il saluto alla città. Non immediato nel suo ruolo, «ci sono ancora tre mesi e tante cose da fare, a cominciare dall'inaugurazione dell'Interquartieri di Muraglia il 6 aprile che verrà intitolata a Berlinguer».

E non un saluto affettuoso, «io Pesaro continuerò ad amarla un gran bel po'». Ma la «grande avventura che abbiamo vissuto insieme», è ormai ai titoli di coda. Per pensare al suo futuro «ci sarà tempo nelle prossime settimane, ho dato la mia disponibilità a candidarmi alle Europee, dipenderà dalla segretaria Pd». 


La commozione


È stato il momento di riavvolgere il nastro di tutte le parti del film durato un decennio, che arrivato al finale non poteva terminare con un po' di commozione, sia sul volto del sindaco sia di diverse persone in sala. «Lascio un'amministrazione coesa, una squadra straordinaria, unità fortissima.

Questo ruolo da sindaco mi rimarrà nel cuore. Sono contento di avere servito la mia città. E lo abbiamo fatto con onestà. Non abbiamo mai avuto mezzo problema. Ho tolto tempo alla mia famiglia, a mia moglie, ai miei figli. Tempo che non si recupera, ma spero che questo possa essere compreso, magari dai miei figli più avanti, quando saranno grandi. Ho amato questa città, senza raccontare favole, un amore profondo, ho messo tutto me stesso, compresi i difetti». In sala il candidato sindaco del centrosinistra, che attende solo il via libera dell'assemblea comunale Pd, che ormai è una pura formalità. 


«Darò a lui tutto il supporto necessario. Sono convinto che vincerà e farà meglio di quello che abbiamo fatto noi. E' un amministratore popolare, concreto, riuscirà a far fare un passo in avanti alla nostra città». Se Biancani vincerà le elezioni, l'assessore alla Cultura "in pectore" è già stato deciso nella figura di quello attuale, Daniele Vimini. 


L’omaggio a Vimini


 

Quando Ricci lo ha citato, ricordando il suo lavoro per la Capitale della Cultura, in sala c'è stato un lungo e caloroso applauso, e diverse persone si sono anche alzate in piedi. L'eredità di Ricci sindaco, divisa in due tronconi, quello politico e quello amministrativo. Partiamo da quello politico, che si è snodato dall'accordo di tre anni e mezzo fa con il Movimento Cinque stelle e l'assessore Francesca Frenquellucci in giunta. «Ci siamo impegnati a portare a termine i tre punti da condividere e dalla mattina alla sera abbiamo allargato la giunta ai 5Stelle. Lei è stata espulsa, poi reintegrata. Ci avevamo visto bene, oggi abbiamo un'alleanza ampia, compresi i civici e i Verdi, che ci consente di portare a casa i risultati». 


Poi l'eredità amministrativa, concentrata nel borsellino, impresso nel maxi-schermo, che segna 2 miliardi di euro. La fetta della torta più corposa, si porta dietro l'arretramento della ferrovia e il sogno della green line. «E' una cosa storica, nessuno si azzardi a toccare quei soldi, nemmeno a pensarlo, perchè susciteranno una rivolta. Il progetto con il quale abbiamo convinto il Ministero riguarda proprio la trasformazione dell'attuale sedime ferroviario nella green line. Sul Pnrr stiamo correndo tanto, dobbiamo completare i lavori entro il 2026». Nell'intervento, una lunga lista delle cose fatte dal 2014 ad oggi, Il cambio di identità dell'economia locale, figlio della crisi del 2014, che si è portato dietro anche un «cambio nella comunicazione sulla città», con l'operazione della Pesaro Nazionale. «Poi la scelta di ristrutturare il bilancio, ho dovuto scegliere tra gli asili e la Pesaro Studi, ho scelto la prima tra i fischi degli universitari. Ma dovevamo mantenere le prerogative della nostra città, welfare e servizi educativi, l'alternativa se volevamo tenere tutto, era quella di aumentare le tasse. Siamo passati da 20 a 10 dirigenti, non è stato facile in una macchina organizzativa con 600 dipendenti». 


La sollecitazione all'ex premier Renzi a sbloccare il patto di stabilità, liberando le risorse nell'avanzo amministrativo comunale per gli investimenti, che sono stati citati da Ricci, dalle scuole, alle piazze. Sul Miralfiore ha difeso l'operato dell'assessore Enzo Belloni, «abbiamo tenuto insieme bellezza e sicurezza di quell'area». Il calvario sull'Ex Amga, «nella bonifica abbiamo investito sulle piante». Le emergenze vissute, dall'incendio sul San Bartolo nel 2017 al Covid nel 2020, e una promessa, prima dell'uscita, sulle buche che non finiscono mai: «Ho chiesto agli uffici di mettere tutto quello che è rimasto proprio per un'altra stagione sugli asfalti».

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