ANCONA - Questione di feeling. In un pourparler preconsiliare a webcam e microfoni accesi - ma a lavori in Aula non ancora iniziati - il governatore Luca Ceriscioli, lo scorso venerdì, ha buttato là al capogruppo pentastellato Gianni Maggi una frase indicativa di come le speranze di veder nascere nelle Marche una declinazione dell’asse giallo-rosso non siano mai morte.
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Anzi, dopo il rafforzamento a livello nazionale, il presidente ne fa un’equazione di semplice soluzione. Parafrasando le sue parole, il concetto era il seguente: arriveranno in Italia molti soldi dall’Europa e difficilmente il governo Conte II vorrà lasciare ad altri la gestione di tali risorse, è un momento troppo importante per la credibilità ed il consenso. E se l’Esecutivo farà di tutto, dunque, per restare solido e stabile, perché non fare del tandem Pd-M5s un’alleanza traducibile a livello locale in tutte le Regioni che andranno al voto a settembre? Tanto più che nelle Marche potrebbe significare vincere contro il centrodestra. Due più due, uguale quattro, per il prof di matematica, meno per i 5 stelle. Sebbene Maggi sia stato uno dei sostenitori della fattibilità del progetto, il Movimento si era espresso in maniera nettamente contraria già prima che il Covid mettesse ogni decisione in stand by e, ad oggi, la posizione non pare cambiata. «Andiamo avanti per la nostra strada, intrapresa ad inizio anno - non lascia spazio a grandi manovre il senatore e facilitatore per le Regionali nelle Marche, Giorgio Fede -. Non ci interessa fare una coalizione per raggiungere il miglior risultato elettorale: al centro dovrebbe esserci una proposta progettuale condivisa, che nessuno ha mai fatto. Non si è mai parlato di temi».
L’ultimo cruccio di Ceriscioli è l’alleanza sfumata con il M5S

di Martina Marinangeli
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Lunedì 8 Giugno 2020, 05:05
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