Marche, mancano i lavoratori? I sindacati all'attacco: «Si cercano solo precari con paghe bassissime»

Mancano lavoratori nelle Marche. Secondo i sindacati le paghe sono troppo basse
Mancano lavoratori nelle Marche. Secondo i sindacati le paghe sono troppo basse
di Martina Marinangeli
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Domenica 6 Febbraio 2022, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 10:22

ANCONA - «Vedo tanta gente che si lamenta perché non trova lavoratori, ma quanto gli date? Il tema è quello dei salari». Ma quanto gli date? La questione non la pone un caparbio sindacalista, ma il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ribalta la narrazione secondo cui alcune caselle occupazionali resterebbero vuote per scarsa voglia di rimboccarsi le maniche o perché è più comodo percepire il tanto vituperato Reddito di cittadinanza. Tra la «gente che si lamenta» di cui parla Orlando, ci sono anche imprenditori marchigiani che, dalle pagine del Corriere Adriatico, hanno lanciato un grido d’allarme per la difficoltà nel trovare alcune figure professionali. Ma che tipo di lavoro viene offerto, in media, nella nostra regione: stabile o precario? E a che condizioni economiche?

 
Il dossier
Uno spaccato della realtà marchigiana lo danno i dati Inps elaborati dalla Cgil: il 90% delle nuove assunzioni dei primi nove mesi del 2021 è stato per contratti precari.

Siamo la regione in Italia con la maggiore incidenza di assunzioni con contratto intermittente (16,9%, contro una media nazionale dell’8,2%). Superiore alla media nazionale anche il ricorso al lavoro somministrato, che rappresenta il 16,1% delle assunzioni. A completare questo quadro, il fatto che le retribuzioni medie lorde annue siano di 18.100 euro, inferiori alla media delle regioni del Centro Italia (19.800 euro) ed a quelle nazionali (20.600). Si passa da una retribuzione media lorda annua di 14.600 euro per gli operai, a 22.700 euro per gli impiegati, a 59.900 euro per i quadri fino a 130.800 euro per i dirigenti.


Le differenze
Notevoli, poi, le differenze per settore produttivo: si passa da 30.800 euro nel settore energia e gas, a 24.300 euro nella meccanica, passando per i 20.300 euro nel mobile, i 18.000 euro nel commercio, i 17.000 euro nell’edilizia, fino ai 16.300 euro nel calzaturiero. Nel calcolo delle retribuzioni medie incide molto la durata dei contratti e soprattutto il lavoro part time, che riguarda un terzo dei lavoratori, donne in primis. «Ultima curiosità – osserva la segretaria generale Cgil Marche, Daniela Barbaresi –: le retribuzioni medie dei giovani fino a 29 anni sono di 10.600 euro lorde l’anno». Insomma, si può fare meglio. «La questione è la qualità del lavoro che si offre: nelle Marche abbiamo un problema di precarietà enorme - e questo vale per l’ingegnere come per l’operaio – e livelli salariali bassissimi. Cosa offre dunque il sistema produttivo nella nostra regione? Le Marche hanno la percentuale di assunzioni con contratto a chiamata in assoluto più alta in Italia».


I nodi da sciogliere 
Ma c’è di più. «Abbiamo quasi 40mila Neet (persone che non cercano lavoro né studiano, ndr)», ricorda Claudia Mazzucchelli, segretaria generale Uil Marche, che aggiunge: «Gli imprenditori non possono svegliarsi una mattina e lamentarsi che non trovano determinate figure professionali. Piuttosto, dovrebbero chiedersi il perché. È difficile trovare personale se non lo si forma e non lo si paga adeguatamente. Ora c’è il programma nazionale Gol (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori) proprio per sostenere l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro delle figure più fragili, ovvero giovani, donne e soggetti meno qualificati, che vengono formati. Prima, però, va gestita la frammentarietà del mercato del lavoro».

Ne fa un discorso a 360° Sauro Rossi, segretario generale Cisl Marche, secondo cui «questa problematica non può essere risolta cercando di individuare i colpevoli: bisogna capire, in raccordo con i servizi per l’impiego, quali sono i fabbisogni delle imprese, quali sono le competenze che esprimono le persone che cercano lavoro e unire le due cose. Ci sono diversi settori in cui le imprese fanno fatica a trovare personale. Questo perché alcune figure sono deficitarie nel mercato, come ad esempio i geometri, che non vengono sfornati dalle scuole. Un problema che riguarda, per esempio, l’edilizia. L’altra questione è, appunto, la condizione del lavoro che viene offerto e questo ha il suo peso».

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