La Latini serra le fila, diktat ai consiglieri per fare il rimpasto: incontro di fuoco a Palazzo, quasi tutti si allineano

La segretaria della Lega presenta ai suoi un documento in cui chiede lealtà al partito

La Latini serra le fila, diktat ai consiglieri per fare il rimpasto: incontro di fuoco a Palazzo, quasi tutti si allineano
La Latini serra le fila, diktat ai consiglieri per fare il rimpasto: incontro di fuoco a Palazzo, quasi tutti si allineano
di Martina Marinangeli
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Martedì 3 Ottobre 2023, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 15:00

ANCONA - L’assalto della Lega a Palazzo Raffaello non conosce tregua e ieri si è aggiunto alla saga un nuovo, cruento, capitolo. Questa volta il mirino della segretaria Giorgia Latini è stato puntato sul gruppo del Carroccio in Consiglio regionale, in gran parte ostile (finora) alle manovre della leader regionale per arrivare al rimpasto di giunta. Ma dopo la giornata dei lunghi coltelli andata in scena ieri pomeriggio al secondo piano di Palazzo delle Marche, la segretaria ha una freccia in più al suo arco. 

 


La mossa


Riavvolgiamo il nastro.

Da un paio di giorni circola un documento - che avrebbe anche la benedizione del leader nazionale Matteo Salvini - con cui la Latini punta a mettere con le spalle al muro i suoi a Palazzo Leopardi: una nota in cui sottoscrivono la totale fedeltà e lealtà al partito e alle decisioni che prende. Un modo edulcorato per dire: appoggiatemi in questa battaglia sul rimpasto. Che si tradurrebbe nella defenestrazione degli assessori leghisti Andrea Antonini (Sviluppo economico) e Chiara Biondi (Cultura e Istruzione). Al loro posto subentrerebbero i luogotenenti della segretaria Mauro Lucentini e Monica Acciarri. 


Il rotto della cuffia


L’obiettivo numero uno della Latini sarebbe in realtà il cambio di passo nella Sanità, con il passo indietro di Filippo Saltamartini in favore di un tecnico. Ma sul niet a questo punto dell’Agenda Latini, il governatore Acquaroli sarebbe irremovibile e dunque il titolare della delega si salverebbe per il rotto della cuffia. Non sembra dunque un caso che Saltamartini - che pure aveva degli impegni istituzionali, va detto - non si sia presentato ieri all’incontro per serrare i ranghi del gruppo regionale. C’erano invece, oltre ai consiglieri del Carroccio, sia Antonini che Biondi. La Latini ha esposto il suo piano a tappe forzate per il rimpasto, anticipato in mattinata dalle telefonate di Lucentini a diversi consiglieri. 


La decisione


E il primo punto del piano era la firma del documento - sorta di cambiale in bianco - da parte di tutti gli esponenti del gruppo. Ne è nata una discussione decisamente molto accesa, in cui alcuni consiglieri hanno provato a tenere il punto contro una manovra considerata dai più spregiudicata. E Biondi e Latini, un tempo molto vicine, si sono scontrate in maniera sanguinosa. Alla fine ha vinto la linea passiva: in pratica tutti i consiglieri hanno dato il loro benestare al documento. Tutti tranne Linda Elezi, che con la defenestrazione di Biondi dalla giunta, dovrà uscire dal Consiglio. Benché alla fine la leader Latini abbia serrato le fila, nel suo esercito continua a serpeggiare in maniera neanche troppo strisciante il malcontento. E non solo all’interno della Lega. Anche le associazioni di categoria sono in fibrillazione: l’uscita di scena di Antonini si tradurrebbe con il terzo assessore allo Sviluppo economico in tre anni (in principio fu Mirco Carloni, poi migrato in Parlamento). E notoriamente le imprese preferiscono la stabilità, come confermano le parole del presidente di Confindustria Marche Roberto Cardinali al nostro giornale, che ieri non è voluto entrare nelle beghe politiche, ma ha sottolineato «l’importanza di dare continuità alle politiche industriali». La situazione, però, è tutto fuorché stabile: Antonini e Biondi non hanno alcuna intenzione di rassegnare le dimissioni da assessori. Latini potrebbe a questo punto buttarli fuori dalla Lega e Acquaroli non potrebbe governare senza avere in giunta esponenti del partito che ha la golden share in Regione (10 consiglieri). Se già era un ginepraio, ora sembra di stare all’interno di un quadro di Escher. E per il governatore - ieri e oggi a Torino - sarà tutt’altro che facile sbrogliare questa matassa.
 

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