La Tac di ultima generazione abbandonata al Covid Hospital, costosa cattedrale nel deserto

Parcheggiata all’ex Fiera da 2 anni e mezzo. L’Ast 3: «A marzo via ai lavori per spostarla»

La Tac di ultima generazione abbandonata al Covid Hospital, costosa cattedrale nel deserto
La Tac di ultima generazione abbandonata al Covid Hospital, costosa cattedrale nel deserto
di Martina Marinangeli
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Sabato 3 Febbraio 2024, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 08:16

CIVITANOVA - Il primo paziente era stato ricoverato a maggio 2020. Il mondo stava affrontando una sfida che avrebbe stravolto ogni briciolo di normalità. Per rispondere alla crisi, le Marche guidate da Luca Ceriscioli decidono di realizzare una struttura ad hoc dove assistere i pazienti Covid, perché i posti letto nelle Terapie intensive degli ospedali non bastavano più e i reparti stavano scoppiando. Insieme all’Ordine di Malta e alla raccolta fondi coordinata dall’avvocato Paolo Tanoni, si concretizza in tempi record il progetto del Covid Hospital di Civitanova, che nel biennio nero della pandemia ha rappresentato un’importante valvola di sfogo per gli altri ospedali.

Poi però, la virulenza del virus grazie ai vaccini è scemata, della struttura c’è stato sempre meno bisogno e, il 30 giugno 2021 è stato dimesso l’ultimo paziente.

Il 31 marzo 2023 è scaduto il comodato d’uso gratuito dell’edificio - un tempo fiera - e adesso è solo una cattedrale nel deserto con all’interno ancora macchinari ultra-costosi.

La polemica

E proprio su questo si è riacceso l’infervorato dibattito politico. Galeotta fu la Tac a 128 strati e chi la lasciò là dentro. Un’apparecchiatura che farebbe la gioia di tutti gli ospedali - e che è attesa nel nosocomio di Civitanova - ma da due anni giace inutilizzata. Dopo il polverone alzato dal Partito democratico, e la difesa d’ufficio di Fratelli d’Italia. È toccato all’Ast 3 di Macerata spiegare le sorti dello sventurato macchinario abbandonato a se stesso: «A marzo inizieranno i lavori di adeguamento strutturale dei locali della Radiologia dell’ospedale di Civitanova dove verrà installata la Tac che si trova nella struttura del Covid Hospital. Sono stati già previsti nel bilancio preventivo 2024 dell’Ast - dettaglia l’azienda - gli importi necessari per la realizzazione dei lavori».

Opere edili sparecchio costose dato che parliamo di circa 500mila euro. Ed i tempi di realizzazione si aggirano intorno ai 180 giorni, tra gara e cantiere. L’auspicio è di vederla consegnata ed operativa entro fine anno. Se va bene.

L’altro fronte su cui si è abbattuta la bufera politica è quello dei costi che la comunità marchigiana continua a sostenere per mantenere il buco nero che un tempo salvò vite. Il consigliere regionale dem Romano Carancini ha parlato di «oltre 24mila euro al mese per telesorveglianza, impianto antincendio e riscaldamento per non rovinare le macchine». Su questo punto, l’Ast guidata dal direttore Marco Ricci, ha invece spiegato che «il contratto di riscaldamento non è più in essere dal 27 novembre 2023, mentre in merito alla spesa mensile per l’elettricità, comprensiva dei costi fissi, è inferiore a 2mila euro.

Si tratta di un costo minimo necessario per evitare il deterioramento di quanto contenuto nell’ex Fiera, moduli e relativo contenuto in tecnologie. Con la riallocazione della Tac, l’Ast completa il processo di distribuzione di tutte le attrezzature sanitarie presenti nel Covid Hospital, mantenendo fede agli impegni precedentemente dichiarati». Una Tac che, però, ci sta costando parecchio: se si considera che non viene utilizzata, come minimo, dal giugno 2021, a 2mila euro al mese per l’elettricità l’abbiamo pagata fin qui 62mila euro per tenerla ferma. E anche se, nella migliore delle ipotesi, lo spostamento all’ospedale di Civitanova si completasse entro l’anno, avremmo davanti altri 22mila euro di bollette da pagare per mantenerla. Oltre, ovviamente, ai 500mila euro per l’installazione. Neanche fosse d’oro.

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