Case di riposo, i costi alle stelle: il ritocco della giunta non basta. Nelle Rsa si è passati da 33,51 a 37,70 euro

Case di riposo, i costi alle stelle: il ritocco della giunta non basta. Nelle Rsa si è passati da 33,51 a 37,70 euro
Case di riposo, i costi alle stelle: il ritocco della giunta non basta. Nelle Rsa si è passati da 33,51 a 37,70 euro
di Martina Marinangeli
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Martedì 20 Febbraio 2024, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 15:33

ANCONA Il grido d’allarme è rimbombato ai quattro angoli della regione già all’indomani della stangata provocata dalla pandemia. I costi di gestione delle case di riposo, delle residenze protette per anziani non autosufficienti e per persone con demenza sono schizzati alle stelle a causa delle maggiori spese sostenute per le misure di prevenzione e sicurezza anti-Covid


L’impennata

Poi, nel 2022, ci si è messa la fiammata inflattiva a mandare in sofferenza i bilanci, con l’aumento delle spese per i consumi di energia elettrica e di gas che ha pesato come un macigno.

Soprattutto sulle casse dei Comuni, con amministrazioni equilibriste costrette a far quadrare i conti tra un ritocco delle rette a carico delle famiglie dei pazienti e una compartecipazione regionale ancora tra le più basse d’Italia. Palazzo Raffaello, con delibera 1950 del 12 dicembre 2023, ha provato a invertire il trend negativo, aumentando la quota a carico del Sistema sanitario regionale: per quanto riguarda le residenze protette per anziani non autosufficienti è passata da 33,51 euro a 37,70 euro, mentre nelle residenze protette per persone con demenza la cifra è salita da 45 euro a 50,63 euro. Moltiplicato per i posti letto, si tratta di circa 7 milioni di euro in più all’anno. Non poco, ma non basta.

Il dato storico

Il problema è che il punto di partenza era talmente basso da non essere riusciti a colmare il divario. A certificare gli squilibri tra i vari territori del Belpaese c’è anche il rapporto dell’Agenas sui Sistemi di remunerazione dell’assistenza domiciliare, residenziale e semi-residenziale che, per quanto in maniera parziale, descrive una situazione molto disomogenea. Mentre i costi continuavano a lievitare, non si è riusciti ad intervenire in maniera tempestiva e le Marche, partendo da una base particolarmente bassa, non si sono distinte in positivo. Il vulnus deriva dall’era pre-Covid: quella quota sanitaria giornaliera che nella nostra regione era pari a 33,51 euro, mentre in Abruzzo, per esempio, arrivava a 35,37 euro, in Liguria fino a 46,4 euro, in Sicilia a 40 euro, in Umbria a 43,50 euro, nel Lazio a 49,02 euro, in Calabria fino a 62,49 euro, a 58 euro in Sardegna, a 49 euro in Veneto e fino a 40 euro in Piemonte. E il rapporto Agenas, che inquadra una situazione più recente, descrive la stessa geografia a macchia di leopardo. Prendiamo ad esempio l’assistenza socio sanitaria alle persone non autosufficienti: se nelle strutture semi-residenziali delle Marche la cifra messa nero su bianco è 35 euro, in Calabria si arriva a 68 euro, in Campania a 64,93 euro, in Emilia Romagna a 51,05 euro, in Puglia a 81 euro.

La modifica

Nel triennio 2020/2022, la Regione ha anche incrementato il numero di posti letto convenzionati di residenza protetta per anziani: nel 2020 si è proceduto ad un primo aumento nelle allora Aree vaste 1, 2 e 3 di 193 unità fino a raggiungere il 75% dei posti letto convenzionati su quelli autorizzati, per proseguire poi nel 2021 con un secondo incremento pari a ulteriori 142 posti letto, così da raggiungere l’80% e arrivare infine nel 2022 ad un ulteriore potenziamento di 173 posti letto finalizzato al raggiungimento della percentuale dell’85% dei posti convenzionati. Di passi avanti ne sono stati fatti dunque, ma la strada è ancora molto lunga.

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