Tamberi dopo l'oro mondiale: «Chiara, record e Parigi. Poi penserò a un figlio»

Tamberi dopo l'oro mondiale: «Chiara, record e Parigi. Poi penserò a un figlio»
Tamberi dopo l'oro mondiale: «Chiara, record e Parigi. Poi penserò a un figlio»
di Peppe Gallozzi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 24 Agosto 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 07:07

ANCONA -  Notte fonda dopo l’oro. Erano da poco passate le otto di mattina di ieri, raccontano gli amici più stretti che lo hanno seguito in Ungheria, quando Gianmarco Tamberi ha chiuso l’ennesima giornata da sogno. Il gradino più alto del podio nel mondiale outdoor, l’unica competizione che gli mancava da vincere nel palmares dopo i trionfi europei e olimpici. Una notte magica, come ha scritto sul proprio profilo Instagram corredandolo di foto, reels e video.


Notte magica


Ora la missione è completa, o quasi: «Sono andato a dormire alle 8,30 - ha raccontato il Gimbo nazionale nella conferenza organizzata a Casa Italia - Mi sono svegliato stanco.

Difficile realizzare in così poco tempo quello che è successo. Ho ricevuto una marea di complimenti e tante frasi che mi hanno emozionato. Quando mi dicono che in certe gare so ancora fare la differenza sto veramente bene». A Budapest aveva festeggiato il suo addio al celibato, un anno fa. A Budapest è tornato da campione e da marito. Negli stessi posti, si vocifera. Con la stessa voglia di divertirsi ma sempre senza esagerare. Fame. Voglia di arrivare. Superare ancora i propri limiti, migliorando il suo record personale di 2,39 metri. Il mantra di Tamberi è sempre lo stesso e ogni conferenza stampa è solo il ritornello già cantato nella precedente: «Non mi sento un atleta compiuto, manca ancora qualcosa. Voglio i 2,40, non lo avevo mai detto a nessuno ma era il mio obiettivo. So di poter valere questa misura e lavorerò duramente per arrivarci. Sono tornato, ho sentito dentro di me nuovamente quella voglia di saltare che mi aveva sempre contraddistinto. È anche questo uno dei motivi della separazione professionale con papà Marco. Lui mi aveva costruito come saltatore ma aveva direttive che non si allineavano con ciò che stavamo cercando: oggi sono rientrato al seicento per cento». In comune con papà Marco, ha però la voglia di non sentirsi mai appagati: «E’ un rischio che non può esistere, a nessun atleta piace perdere e so bene che in questo mondo ci sono avversari fortissimi. Ogni prossima gara è un obiettivo, ancora non penso a quando finirò la mia carriera».


Gimbo e la gente


Gimbo è l’amico di tutti. Lo showman che sa conquistare prima, durante e dopo. La batteria prima dei salti, i tuffi nell’acqua a bordocampo, i festeggiamenti in tribuna e le flessioni goliardiche fatte fare al suo staff. Accanto a Simone Barontini, il fratello minore anconetano come lui che sta accompagnando da capitano in questo viaggio azzurro: «Sono il primo a divertirmi quando sono in pedana. Sono me stesso, non fingo. Voglio provare emozioni senza nascondere nulla e vedere lo stadio che mi accompagna è qualcosa di fantastico. Un aneddoto? Ho fatto mettere l’asticella nel riscaldamento a 2.30, ma sapevo di dover competere con avversari fortissimi. Tra cui mio fratello Mutaz Barshim. C’è chi parla di caccia al record del mondo (2.45 fatto registrare nel ‘93 dal cubano Javier Sotomayor, ndr)? Non è impossibile ma non è tra i miei obiettivi attuali. Ora la cosa più importante, ripeto, sono i 2.40». 


Chiara e Parigi


Parigi 2024, le Olimpiadi. La nuova sfida. Anche qui idee chiare e non sussurrate: «Ho ritrovato serenità, l’infortunio prima di Rio ha cambiato la mia carriera in modo drastico. Essere alfiere sarebbe un onore immenso e il coronamento di una carriera, nonché del bellissimo rapporto che ho con il presidente del Coni Giovanni Malagò. Lui è uno di noi». Ora qualche giorno a Budapest poi il ritorno ad Ancona - nella prossima settimana - dove la Fidal gli sta organizzando una festa d’onore al Palaindoor (come successe post-Tokyo). Aspettando le vacanze con Chiara, la sua Chiara (a cui vanno sempre i primi pensieri di Gimbo) con cui sta pensando di allargare la famiglia: «Di un figlio o una figlia ne abbiamo parlato più volte, stiamo insieme da 14 anni e non è un tabù. Tuttavia se dovessi avere una piccola “lei” significherebbe, per me, farla diventare giustamente priorità. Per il momento il mio tutto sono ancora Chiara, lo sport e Parigi».

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