Dall’ex rettore a un politico di lungo corso, fino a un manager della sanità: al capezzale del capoluogo che cerca di ritrovare la propria identità dopo la sconfitta nella sfida della cultura.
Si muove veloce nelle trincee del Covid. Antonello Maraldo non indugia: «La leadership? È un’attitudine». Per il direttore amministrativo degli Ospedali Riuniti, 3.600 anime e un quartier generale sanitario da gestire, non è un teorema, ma pura quotidianità.
La predisposizione che manca ad Ancona?
«Essere leader esprime la capacità di coagulare energie intorno a un progetto, avendo una visione».
Lo strappo al motore che avrebbe fatto salire la dorica sul podio di capitale della cultura per il 2022?
«Non so se è questo, ciò che è sfuggito lungo il percorso verso la proclamazione, ma di certo è quello che sarebbe servito per arrivare al traguardo».
Prendiamola alla larga. Pollice verso per chi?
«La caratteristica degli anconetani di accogliere con molto scetticismo i progetti innovativi».
Una lode incondizionata nel borsino dei valori?
«Nel momento in cui le novità vengono accettate, allora diventano patrimonio della cittadinanza. Da difendere sopra ogni cosa».
Un esempio è rappresentato dagli ospedali di Torrette e il Salesi, dedicato alla cura dei bambini, punti di riferimento per la città e per la regione tutta.
«Negli anni hanno cambiato pelle e sono cresciuti. Valori che ci vengono riconosciuti, ma che ci obbligano, ogni giorno, a rinnovare il nostro patto per mantenere altissimo il livello di qualità».
Questione di controllo, direzione, guida. Dica lei.
«Ripeto di attitudine. La leadership è mettere al centro del progetto l’uomo, la relazione. Innanzitutto saper condividere».
Scusi se insisto, è ciò che è mancato?
«Ripeto: è ciò che sarebbe servito».