Longhi: «L’unicità d’essere incastonata tra blu e verde. Ora la sfrutti»

Longhi: «L’unicità d’essere incastonata tra blu e verde. Ora la sfrutti»
Longhi: «L’unicità d’essere incastonata tra blu e verde. Ora la sfrutti»
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 23 Gennaio 2021, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 21:27

Dall’ex rettore a un politico di lungo corso, fino a un manager della sanità: al capezzale del capoluogo che cerca di ritrovare la propria identità dopo la sconfitta nella sfida della cultura.

Nulla si distrugge. Per Sauro Longhi, ex rettore e docente di Robotica alla Politecnica, tutto si trasforma.
«Ancona non avrà conquistato il titolo di capitale della cultura, ma s’è focalizzata su un obiettivo». 

Prof, allora il capoluogo non è alla ricerca dell’appeal perduto. 
«Cambierei il punto d’osservazione». 
Prego.
«Ha fatto un ottimo esercizio di politica amministrativa. Questo è già un risultato, coinvolgere i diversi attori della scena. Certo, l’importante è vincere, ma il percorso che s’è fatto ha un senso». 
Un punto a sfavore? 
«Non essersi aperti a sufficienza. Una città avrebbe dovuto dimostrare le diversità in tanti settori. Non è accaduto». 
Una su tutte? 
«L’unicità d’essere incastonata tra il blu e il verde, tra il mare e la montagna, essere inserita nel Parco del Conero. C’è la sensibilità e la volontà di farne un valore?». 
Che risposta si dà? 
«Quella che stimola la riflessione. Il futuro cambierà il nostro modo di pensare. Questa epoca di pandemia impone di concentrare l’attenzione sull’ambiente. Come sul porto, per esempio».
Si spieghi.
«La città deve esplicitare meglio le sue specialità. Per essere visibile, tracciabile, riconoscibile».
E per farlo ha bisogno di sponsor da fuori perché la classe dirigente non è in grado? 
«Non la penso così. Un elemento esterno, un Nobel, un premio Oscar o qualsiasi personalità, può essere un facilitatore, può dare risalto alla comunicazione, ma non fa la differenza. Dietro ci vuole la sostanza, la ciccia».
La Dorica ce l’ha?
«Sì. Si deve solo rendere conto di far parte d’una città diffusa: le Marche. Traiamo prestigio da questo essere inclusivi, creiamo reti, sviluppiamo un pensiero innovativo, sociale e tecnologico».
Il tassello che manca? 
«Occorre continuare a progettare. Istituire l’Area Marina protetta è un valore. Ci vogliono dei catalizzatori, e penso alla pubblica amministrazione».
Istituzioni e politica, il solito inciampo?
«Bisogna essere in fase con i tempi. Le risorse che arriveranno dal Recovery fund vanno in questa direzione: l’ambiente. E Ancona è incastonata tra il blu e il verde». 
Non deve andare a cercare tanto lontano.
«Deve partire da sé». 

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