CIVITANOVA Sgargiante, rutilante e senza (falsa) pudicizia: il Marche Pride di Civitanova ha rispettato le attese anche in termini di presenze. Circa duemila quelli che si sono radunati nel piazzale dello stadio ma diventati oltre tremila con quanti, lungo il tragitto del corteo, si sono aggiunti arrivando al Varco Sul Mare. Qui, nella grande area riempita dalla folla, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci ha rubato la scena ricevendo una vera e propria acclamazione. Con la fascia tricolore, ha rappresentato l’istituzione locale dopo che il sindaco di casa, Ciarapica, ha declinato l’invito.
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«Chi vi nega il patrocinio – ha detto Ricci – non vi ha mai visto in faccia, non vi conosce e, soprattutto, non riconosce quei diritti che sono fondamentali per costruire la futura società.
Quaranta le associazioni che hanno aderito. Maria Cristina Mochi, presidente del Marche Pride e dell’Agedo Marche ha esposto il punto di vista di una mamma cattolica. «A noi dispiace vivere in uno Stato che non tutela mio figlio. Noi vogliamo rispetto e, come tutti i genitori, desideriamo la loro felicità. La prima gestazione per altri è stata fatta dalla Madonna». Giacomo Galeotti, presidente Arcigay di Pesaro, ha ricordato un recente episodio avvenuto a Pesaro, dove in un fast food due ragazzi sono stati aggrediti solo perché si sono scambiati un bacio. «Succede sempre più spesso. Da Civitanova lanciamo un messaggio d’amore: al termine del corteo, tutti i presenti sono invitati a baciarsi in un Kiss In».
«Il Comune ha fatto un po' di ostruzionismo»
Matteo Marchegiani, Arcigay di Ancona, civitanovese, ha ringraziato la propria città, definito «corretto il rapporto con Ciarapica», anche se «il Comune inizialmente ha fatto un po’ di ostruzionismo alle nostre richieste», e, infine, al termine della manifestazione, si è scagliato contro chi (Vince Civitanova) ha deciso di non partecipare. «Meglio, i fascisti stiano a casa». Hanno preso la parola anche Cinzia Massetti e Sandro Gallittu, Cgil Diritti Marche e Nazionale. Riportati dati sulla discriminazione sul lavoro sempre crescenti.