Lo sguardo delle donne sul mondo oscurantista: "Fe/mail-La Fotografia" nelle sale del Musinif a Senigallia

Lo sguardo delle donne sul mondo oscurantista: "Fe/mail-La Fotografia" nelle sale del Musinif a Senigallia
Lo sguardo delle donne sul mondo oscurantista: "Fe/mail-La Fotografia" nelle sale del Musinif a Senigallia
di Lucilla Nicolini
3 Minuti di Lettura
Martedì 27 Febbraio 2024, 19:12

C'è un settore, nella mostra "Fe/mail-La fotografia" appena inaugurata a Senigallia, che ci proietta indietro nel tempo. È quello dedicato a Laurence Deonna, giornalista e fotografa svizzera del massimo quotidiano di Ginevra, dedicato alla condizione femminile in Iran e in Egitto, negli 80. È merito dei curatori, Stefano Schiavoni e Chiara Diamantini, riproporcele, perché ci proiettano in un mondo, che sembrava al tramonto. E che invece tende a riaffacciarsi, nel suo drammatico oscurantismo nei confronti delle donne. Colpisce in particolare la foto delle prigioniere politiche, che sfilano in nero dietro una cancellata, accanto alle tre foto di donne velate alla grande preghiera islamica del venerdì. I curatori le hanno selezionate tra le migliaia di cui il Musinf di Senigallia è scrigno irrinunciabile, per celebrare come si conviene, in prossimità dell'8 marzo, la Festa della Donna.

Il gioco di parole

«Il titolo della mostra si basa su un gioco di parole: è la contrazione tra il termine "mail art" e l'espressione inglese "female" che significa femmina. Venne adottato nel 1983 da Mirella Bentivoglio, per una mostra internazionale di arte postale a Salonicco, e usato in due precedenti collettive al femminile da lei curate nel 1981. Si è voluto quindi riproporre anche in questa occasione quel particolare titolo e quel formato». Così Stefano Schiavoni spiega denominazione e operazione: «Con Chiara Diamantini, artista che coniuga la poesia alla fotografia, ho selezionato dall'immenso archivio del Musinf un repertorio di opere di donne, parte delle quali erano presenti in due mostre, allestite nel '91 e nel '93 alla Rocca Roveresca di Senigallia, di cui abbiamo riproposto i cataloghi.

Un'operazione di riscoperta storica delle indagini, compiute da artiste italiane e straniere, negli anni '80 e '90».

Il formato della mail art

Il formato è quello tipico della mail art, un termine assegnato alla corrente di artisti, prevalentemente statunitensi, che si scambiavano opere per posta, in formati contenuti. Un circolo all'inizio ristretto, poi allargato ad altri continenti, di cui il museo della Mail Art a Montecarotto, che Schiavoni dirige, è testimonianza. Rovistando nel repertorio del Musinf, dunque, Schiavoni e la Diamantini hanno compiuto un'operazione di regesto di autrici che si sono servite della fotografia per parlare al pubblico dei problemi delle donne.

Il logo della mostra

Sono partiti da Lucia Marcucci, la cui opera "Il tema romantico della poesia", del '74, è logo di questa mostra: una mano femminile stringe tra le dita sottili una sorta di bomba a mano. «Un manifesto pacifista commenta Stefano Schiavoni in cui si tramandava il carattere "esplosivo" della poesia, tanto dirompente, in termini ideali, quanto innocuo, a differenza delle armi reali che, ancora oggi, fanno vittime innocenti». Degne di nota sono, in questa esposizione, la donna fasciata di rosso che regge un macigno, nell'immagine di Elisabetta Gut, e il missile in partenza per la Luna tra i grattacieli della Grande Mela, nell'opera "Moonhattan" di Betty Radin.

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