La fotografa Tiziana Torcoletti: «Abbracciavo un albero per la paura del sisma. Gli scatti contro la solitudine»

La fotografa Tiziana Torcoletti: «Abbracciavo un albero per la paura del sisma. Gli scatti contro la solitudine»
La fotografa Tiziana Torcoletti: «Abbracciavo un albero per la paura del sisma. Gli scatti contro la solitudine»
di Lucilla Niccolini
4 Minuti di Lettura
Domenica 10 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 08:49

La bambina che abbracciava gli alberi. Potrebbe essere il titolo di un romanzo di formazione per ragazzi, quest’immagine dell’infanzia di Tiziana Torcoletti. Simbolica di un approccio al mondo, quell’abbraccio preannuncia anche la passione per il disegno e la fotografia: non solo luoghi, ma persone nei luoghi, relazioni, affetti.

 
Il padre Renato e la mamma Maria abitavano al primo piano di in una villetta dietro piazza Mazzini, a Falconara, dove Tiziana è nata nel ‘59. Poi sono venute le sorelle Manuela e Roberta. «Il terremoto del ‘72 fu una delle svolte, la prima, della mia vita. Nel giardino di casa, sorgeva un magnifico albero di fico, secolare. Alla seconda grande scossa, di notte, mi slanciai ad abbracciarne il tronco. Mi aiutò a placare la paura. E adesso, quel mio “grande padre” non c’è più». Per lei fu un dolore quando, passando di lì pochi anni dopo, trasferita la famiglia in un’altra zona, vide che era stato abbattuto. Non ne conserva neanche un disegno, dei tanti di cui, fin da ragazza, ha riempito i suoi quaderni, corredandoli di pensieri e citazioni. «Una passione e uno sfogo, che avrei provato a disciplinare molti anni dopo». 


La crescita 


Quella bambina cresce in fretta. Iscritta alle Magistrali, nel trantran quotidiano per andare a scuola ad Ancona, in autobus, incontra Leonardo. «Alla fermata di piazza Cavour, io scendevo e lui saliva sul mezzo che l’avrebbe portato al Tecnico Industriale di Torrette». Tiziana aveva 14 anni, lui qualcuno di più. «Ne avevo 20, quando ci siamo sposati. Ed è nato Luca». Ma lei non si ferma, si laurea in Sociologia a Urbino, dove frequenta master per specializzarsi nel sostegno al disagio giovanile. E dove, a 29 anni, incontra Maurizio, docente incaricato in Diritto pubblico, che ha fondato, ad Ancona, una scuola privata interdisciplinare. Amore fatale: Tiziana lascia Leo e sposa Maurizio. «I miei non presero per niente bene quello che giudicavano un colpo di testa. Papà, con mio grande dolore, non venne neanche al matrimonio».


Nasce Federico, da un’unione che non è solo affettiva. «Smisi con le supplenze, per dedicarmi all’amministrazione e ai rapporti con clienti e docenti, nell’istituto di Maurizio».

Un lavoro impegnativo, che non le impedisce di iscriversi al corso di disegno e pittura che tiene Christian Martin, dove affina la tecnica del disegno. In bianco/nero, i suoi piccoli quadri a matita assomigliano alle sue fotografie, che ha appeso di fronte ai disegni, lungo il corridoio della casa anconetana, dove ora vive da sola. «Mi sono rifugiata nella fotografia, antidoto alla solitudine, dopo la separazione con Maurizio, nel 2008». Fu un anno orribile per Tiziana, in cui, assieme al matrimonio, franò, letteralmente, il palazzo di via Redipuglia in cui abitavano. E fu costretta a chiudere la galleria Art.è, inaugurata appena un anno prima, l’8 dicembre del 2007, in via Bernabei. «Avevo frequentato un corso per curatori di mostre tenuto da Ludovico Pratesi a Pesaro, e trovavo che ad Ancona ci fossero troppo pochi spazi espositivi privati». Per esporre le sue opere? «Macché. Ho aperto con una bella collettiva, piena di colore. E ho continuato con un’altra, dedicata ad Alda Merini. L’ultima fu una splendida personale del pittore Mario Ferrante». Poi, cala la saracinesca, ma per poco. «Dal sodalizio con Patrizia Calovini, i cui quadri avevo esposto nella prima collettiva, e con Walter Paoletti e il loro gruppo di amici artisti, è nata l’idea di continuare quell’avventura. Nel 2010 ci siamo costituiti in associazione e lo spazio affacciato su via Bernabei ha preso il nome di Galleria Puccini, poi intitolata a Roberto Papini, che ci aveva tenuto a battesimo, regalandoci il logo geometrico». 


La passione


L’avventura continua, per Tiziana. Anche sul fronte della fotografia, non si ferma. «A Palermo, dove accompagnavo mio figlio Federico a un torneo di scacchi, ho conosciuto Vincenzo, che, pittore amatoriale, mi ha introdotto al vivace ambiente di quella città. Così sono entrata in contatto con Letizia Battaglia, una donna speciale, e con il Centro internazionale di Fotografia, da lei fondato». E continua ad abbracciare alberi.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA