SENIGALLIA - È intitolato alla Muta, l’enigmatica protagonista del capolavoro di Raffaello, il concorso internazionale promosso della Biennale di Fotografia di Senigallia, quest’anno alla sua seconda edizione. Ideata da Serge Plantureux, un appassionato collezionista francese di foto d’epoca, che ha scelto le Marche come terra d’elezione, la manifestazione si presenta al pubblico con un premio, con cui si intende riscoprire, coinvolgendo i giovani, le tecnologie esperite all’origine della fotografia.
Il bando
I partecipanti dovranno presentare, entro il 15 aprile, una narrazione fotografica su stampe argentiche, supporti cartacei, e altre tecniche antiche, su metallo e vetro. Il bando, con i moduli di partecipazione, si trova sul sito lamuta.it. La giuria selezionerà le serie fotografiche migliori, che saranno esposte, in forma anonima, dal 18 al 20 maggio in città, nei più diversi luoghi accessibili al vasto pubblico: sedi di associazioni, vetrine di negozi e di altri locali che si sono proposti come partner della Biennale. Una “scacchiera” del percorso espositivo è già consultabile sul sito, e consente di programmare un itinerario nel centro storico. In quei tre giorni, i residenti e i primi turisti della primavera saranno chiamati a esprimere, con le loro preferenze, il verdetto finale. La proclamazione dei quattro vincitori avverrà la sera del 20 maggio, alla Rotonda a Mare.
I premi
Per coloro che saranno preferiti dalla giuria popolare, il premio consiste nell’opportunità di fare ricerca e sperimentazione.
La tradizione
«La mia idea – racconta Serge Plantureux – è di rafforzare, con questa iniziativa, la tradizione di Senigallia, che ha dato i natali a protagonisti assoluti della fotografia. Ma mi preme anche, mentre impera la tecnica digitale, rinverdire i fasti delle più antiche forme di sviluppo e stampa. Anche per questo, in collaborazione con l’amministrazione comunale, la Biennale promuove, per l’estate, workshop, incontri e conferenze, e una serie di mostre di foto d’epoca, tra Palazzetto Baviera, Palazzo del Duca, Biblioteca Antonelliana, Museo Pio IX e Auditorium San Rocco. Segnalo in particolare la mostra “Che rimarrà del mondo sensibile?”, dedicata a Charles Baudelaire».
Sotto il segno della Muta di Raffaello, da alcuni identificata con Giovanna da Montefeltro, moglie di Giovanni della Rovere, duchessa di Senigallia, e per continuare una vocazione, che ha fatto di Senigallia la Città della Fotografia, la Biennale perpetua una tradizione, consolidando l’effetto-volano di turismo colto.
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