PORTO SAN GIORGIO - Il suo viso è rimbalzato su giornali e tg nazionali. In prima fila, nei video e nelle foto del raduno di nostalgici del fascismo, domenica scorsa a Predappio, per celebrare i 100 anni dalla marcia su Roma. Carlo Del Vecchio, già vicesindaco di Porto San Giorgio, ex consigliere comunale e provinciale, c’era, non ne fa mistero e non indietreggia. «Quale sarebbe la sorpresa? - commenta - Non sono uscito da un uovo di Pasqua, non sono andato con un passamontagna, non mi nascondo».
Il passato
Le simpatie di Del Vecchio in effetti non sono un mistero.
Del Vecchio rigetta ogni pericolo di deriva antidemocratica. «Ma non scherziamo. Ora si fa tutto questo clamore perché si è insediato un governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Io ho votato per il centrodestra a livello nazionale come ho fatto lo scorso giugno nella mia città e in entrambi i casi sono contento di chi ha vinto le elezioni. Per 28 anni ho avuto ruoli pubblici, sono stato consigliere comunale e provinciale, assessore e vicesindaco di Porto San Giorgio nelle giunte Amici ed Agostini. Qualcuno può dire che sia mai stato un rischio per la democrazia? Non mi risulta di aver mai avuto comportamenti autoritari o di aver preso decisioni contrarie alla legge. Sono un democratico e ho fatto politica, ricevendo tra l’altro sempre fiducia dagli elettori, mi sono confrontato con gli avversari, nel rispetto delle istituzioni e delle regole. Questo è un fatto e nessuno in buona fede può dire il contrario».
I rischi
Ora Del Vecchio rischia una denuncia per apologia del fascismo e la Digos sarebbe al lavoro per identificare i partecipanti al raduno nella terra natale del duce. «Non penso sia difficile identificarmi. Io non giro col passamontagna, sono andato con la mia faccia e a testa alta, non ho nulla di cui vergognarmi – conclude l’ex vicesindaco sangiorgese – Ripeto, dal mio punto di vista non ho fatto niente di male, se non partecipare ad una commemorazione che si è svolta in modo tranquillo e pacifico. Sono per l’ordine, la disciplina, il rispetto delle regole. Io non vedo differenze tra il saluto romano ed il pugno chiuso».