FERMO - Lasciare la figlia di tre anni a casa o farla tornare a scuola pagando il tampone? È l’interrogativo che s’è trovata davanti una mamma di Fermo, la cui bimba è stata in quarantena per dieci giorni. A raccontare la storia è la nonna, Maria Antonietta Luciani. Poco dopo il rientro dalla vacanze di Natale, la classe della piccola è stata messa in quarantena per la presenza di un positivo.
La bambina non ha mai avuto sintomi e la mamma ha deciso di non farle fare il primo tampone. È rimasta a casa il tempo necessario.
«Sappiamo che manca il personale e che al Dipartimento di prevenzione sono sotto organico – dice la nonna della piccola –, ma non possiamo pagare noi per un disservizio della sanità». «I bambini hanno già perso tantissimo – chiosa – e hanno diritto a un po’ di normalità. Come andare a scuola».
Nel frattempo Federfarma replica sui presunti aumenti dei tamponi nelle farmacie.
In effetti, dai primi di agosto, da quando cioè è stato siglato il protocollo di intesa tra Federfarma nazionale e il Ministero della Salute, il prezzo del tampone rapido è stato abbassato da 18 euro (nelle Marche era uno dei più bassi in Italia) a 15 euro. Prezzo ridotto a 8 euro per i ragazzi tra i 12 e i 18 anni per i quali è necessario il Green Pass per svolgere una serie di attività. Per i ragazzi sotto i 12 anni il prezzo è 15 euro. L’inizio dell’anno scolastico e l’arrivo di Omicron ha poi indotto il Governo a introdurre, dal primo gennaio 2022, la gratuità del tampone per gli studenti 12-18 anni (scuole medie e superiori), dietro presentazione della ricetta elettronica del medico curante.
Da venerdì la gratuità del tampone, con la stessa procedura, è stata estesa anche ai bambini 6-11 anni (scuola elementare). Nessuna agevolazione invece per i bambini sotto i 6 anni per i quali il tampone costa 15 euro. «E se invece di aspettare i tempi della sanità pubblica (con tampone gratuito) si viene in farmacia a fare il tampone, il costo è quello previsto dalle normative. Invito i cittadini a segnalare eventuali comportamenti scorretti dea parte delle farmacie non sui social ma a Federfarma e all’Ordine dei farmacisti che prenderanno i procedimenti disciplinari del caso» termina Meconi