FERMO - Il mondo delle imprese artigiane lancia l’allarme sulla compensazione dei crediti relativi alla Zona franca urbana sisma 2016, nei casi di cessazioni d’impresa. Il rischio, alla luce dei più recenti orientamenti del Ministero per lo sviluppo economico, è che le aziende perdano il diritto ad alcune agevolazioni e si trovino con un carico salato di imposte da pagare. In una nota condivisa, Cna e Confartigianato delle tre province di Macerata, Fermo ed Ascoli, le aree interessate dal sisma, invitano il Mise ad un ripensamento.
«Accade che se non verrà presa in considerazione questa istanza – commenta il direttore generale di Cna Fermo, Andrea Caranfa – un’impresa che ha cessato l’attività, a distanza di mesi dalla chiusura, si troverà a pagare quote che potrebbero invece essere compensate col credito d’imposta.
L'esempio
Per esemplificare, un’impresa cessata a dicembre poteva compensare i debiti relativi all’anno appena terminato con il credito d’imposta, anche se gli adempimenti effettivi si protraggono alle dichiarazioni fiscali, alla metà dell’anno successivo. Ora però il Ministero intende interpretare la regola in modo più rigido, con conseguenti ricadute per le aziende locali.
«Nelle precedenti gestioni del Mise – notano i presidenti Mengoni e Tritarelli – si sono richieste le giustificazioni per i crediti utilizzati dopo la data di cessazione delle aziende e, se riferiti ad imposte dell’anno di cessazione, si è garantita la compensazione, procedendo alla revoca del residuo. Attualmente, invece, l’orientamento del Ministero dello sviluppo economico è mutato ed è improntato a rispettare il tenore letterale della legge. Questo significa che si intende chiudere le compensazioni e revocare il credito immediatamente alla data di cessazione. Così facendo, non si tiene conto dei successivi utilizzi di quelle somme per imposte maturate nell’anno in cui l’azienda era ancora attiva».
Una materia tecnica, che però comporta effetti concreti sul mondo produttivo e in particolare sulle realtà più piccole, a caratura artigianale. Di qui la presa di posizione di Cna e Confartigianato, che confidano in un accoglimento. «Quest’ultimo orientamento ci pare restrittivo e nocivo per le imprese, dettato da un’interpretazione letterale, in contraddizione con quanto operato in precedenza. Chiediamo per questo maggiore apertura ad un comportamento allineato dalla prassi fiscale».