Rebus crediti d’imposta, gli artigiani fermani in allarme: «Serve un chiarimento del Mise»

Andrea Caranfa
Andrea Caranfa
di Pierpaolo Pierleoni
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Giovedì 7 Dicembre 2023, 01:05 - Ultimo aggiornamento: 11:48

FERMO - Il mondo delle imprese artigiane lancia l’allarme sulla compensazione dei crediti relativi alla Zona franca urbana sisma 2016, nei casi di cessazioni d’impresa. Il rischio, alla luce dei più recenti orientamenti del Ministero per lo sviluppo economico, è che le aziende perdano il diritto ad alcune agevolazioni e si trovino con un carico salato di imposte da pagare. In una nota condivisa, Cna e Confartigianato delle tre province di Macerata, Fermo ed Ascoli, le aree interessate dal sisma, invitano il Mise ad un ripensamento.

  
«Accade che se non verrà presa in considerazione questa istanza – commenta il direttore generale di Cna Fermo, Andrea Caranfa – un’impresa che ha cessato l’attività, a distanza di mesi dalla chiusura, si troverà a pagare quote che potrebbero invece essere compensate col credito d’imposta.

Accogliere la proposta elaborata da Cna e Confartigianato significherebbe, nel nostro territorio, generare un beneficio ad una trentina di aziende del Fermano. Siamo fiduciosi che, insieme ad altre realtà del mondo associativo nei territori della zona franca urbana, si possa portare avanti una concertazione con il ministero, per una soluzione positiva a vantaggio delle imprese che rappresentiamo». Ad illustrare più in dettaglio la problematica sono Enzo Mengoni, presidente territoriale Confartigianato Macerata-Ascoli Piceno-Fermo e Maurizio Tritarelli, presidente Cna Macerata. La normativa prevede che la perdita di uno o più requisiti faccia venir meno il diritto alle agevolazioni per la Zona franca urbana. Il punto è il momento di applicazione di tale criterio. Nel caso in cui il beneficiario, dopo l’accoglimento della sua richiesta, perda i requisiti dandone tempestiva comunicazione, sino ad oggi la prassi è stata quella di compensare i crediti residui della Zona franca urbana.

L'esempio

Per esemplificare, un’impresa cessata a dicembre poteva compensare i debiti relativi all’anno appena terminato con il credito d’imposta, anche se gli adempimenti effettivi si protraggono alle dichiarazioni fiscali, alla metà dell’anno successivo. Ora però il Ministero intende interpretare la regola in modo più rigido, con conseguenti ricadute per le aziende locali.

«Nelle precedenti gestioni del Mise – notano i presidenti Mengoni e Tritarelli – si sono richieste le giustificazioni per i crediti utilizzati dopo la data di cessazione delle aziende e, se riferiti ad imposte dell’anno di cessazione, si è garantita la compensazione, procedendo alla revoca del residuo. Attualmente, invece, l’orientamento del Ministero dello sviluppo economico è mutato ed è improntato a rispettare il tenore letterale della legge. Questo significa che si intende chiudere le compensazioni e revocare il credito immediatamente alla data di cessazione. Così facendo, non si tiene conto dei successivi utilizzi di quelle somme per imposte maturate nell’anno in cui l’azienda era ancora attiva». 


Una materia tecnica, che però comporta effetti concreti sul mondo produttivo e in particolare sulle realtà più piccole, a caratura artigianale. Di qui la presa di posizione di Cna e Confartigianato, che confidano in un accoglimento. «Quest’ultimo orientamento ci pare restrittivo e nocivo per le imprese, dettato da un’interpretazione letterale, in contraddizione con quanto operato in precedenza. Chiediamo per questo maggiore apertura ad un comportamento allineato dalla prassi fiscale».

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