Fermo, gli agricoltori in ginocchio: «La terra è troppo asciutta. Rotti i cicli naturali»

Fermo, gli agricoltori in ginocchio: «La terra è troppo asciutta. Rotti i cicli naturali»
Fermo, gli agricoltori in ginocchio: «La terra è troppo asciutta. Rotti i cicli naturali»
di Francesco Massi
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Venerdì 16 Febbraio 2024, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 12:19

FERMO La mancanza di pioggia da mesi rischia di mettere in ginocchio i raccolti in agricoltura. I coltivatori lanciano l’allarme. Le problematiche sono trasversali e toccano tutti i tipi di prodotti. Siccità e temperature troppo alte ormai da tempo rispetto a ciò che dovrebbe essere in inverno, quindi lo sconvolgimento di determinati cicli naturali, stanno creando grossi problemi alle coltivazioni, di prodotti diversi, dai cereali alla frutta e ortaggi. Nonché in più aree, dalla montagna e colline, alle vallate fino a ridosso della costa.

La testimonianza

«La terra è troppa asciutta, quindi stiamo rifacendo la vangatura che di solito si fa una volta sola a novembre. Ciò per rendere il terreno un po’ umido, almeno con le brinate notturne», dice Maurizio Curi, imprenditore agricolo della frutta nella Valdaso. «Quando la pianta va in risveglio, che rischia di essere troppo anticipato, ha bisogno di acqua e quindi con la scarsità non formerà fogliame e fioriture abbondanti, necessarie per la nascita del frutto. Quindi una notevole diminuzione di resa per ogni pianta. In parte siamo fortunati – rimarca Curi – che possiamo irrigare grazie alla presenza del lago di Gerosa a monte. Ma purtroppo aumentano i costi per la stessa irrigazione, oltre a cumularsi agli altri, alcuni aumentati anche di 3 volte. Esempio: il gasolio agricolo che costava 0,50 euro ora costa 1,50. E i trattori, specialmente moderni e grandi, consumano parecchio. Aumentati anche i costi dell’energia elettrica e tante le difficoltà per la burocrazia, anche per il Psr.

Ma i nostri prodotti dobbiamo venderli allo stesso prezzo. Se lo aumentiamo non siamo competitivi».

I prodotti

Non va meglio per i cereali, come sottolinea Massimo Iezzi, che coltiva diversi ettari in zone collinari. «Se continua questo tempo per altre 3 o 4 settimane la produzione di grano e orzo sarà molto compromessa, specialmente nei terreni più esposti al sole. Le piante rischiano il disseccamento. Già sta accadendo. Poi – rimarca Iezzi - più ci si sposta verso la costa e peggio è. Spariscono le piantine piccole perché si seccano. Problemi anche per i foraggi che hanno bisogno di acqua per crescere rigogliosi, quindi rischiamo meno raccolta anche per alimentare gli allevamenti, costringendoci poi ad acquistare altrove il fieno. Da considerare che non si riesce ad irrigare queste produzioni». Non sta meglio l’agricoltura montana. La società Patasibilla raccoglie una quindicina di aziende di 3 province che coltivano patate e legumi in modo sostenibile, tra 500 e 1200 metri. «Dobbiamo diversificare i periodi di semina – dice il presidente Alfredo Cristofori - sia anticipando che ritardando, col rischio comunque di avere problemi, perché ormai si sono rotti certi cicli naturali e tutto è imprevedibile. Cerchiamo di trovare posti meno asciutti, più umidi. Poi al di sopra del Lago di Gerosa non abbiamo sistemi di irrigazione. Il Consorzio di Bonifica delle Marche avrebbe dovuto realizzare invasi per l’irrigazione per quelle aree agricole che non possono usufruire delle riserve del lago. Ma continua solo a chiedere contributi di bonifica, anche in modo vessatorio».

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