«Verdicchio in polvere e cernie dal Senegal. Basta fake in Marche». Anche 400 agricoltori nostrani al Brennero per fermare i finti prodotti italiani

«Verdicchio in polvere e cernie dal Senegal. Basta fake in Marche» Anche 400 agricoltori nostrani al Brennero per fermare i finti prodotti italiani
«Verdicchio in polvere e cernie dal Senegal. Basta fake in Marche» Anche 400 agricoltori nostrani al Brennero per fermare i finti prodotti italiani
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 9 Aprile 2024, 01:45 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 07:27

ANCONA Non passa lo straniero, se porta cibi e bevande spacciati per italiani, anche della nostra regione, come il Verdicchio prodotto con le polverine o finte cernie dell’Adriatico che arrivano in realtà dal Senegal. Oltre 400 agricoltori marchigiani stanno partecipando alla due giorni al Brennero per difendere i confini dal “Fake in Italy”.

È la manifestazione organizzata da Coldiretti, nelle giornate di ieri e oggi, «per fermare l’invasione di prodotti alimentari stranieri spacciati per italiani - informa l’associazione dei coltivatori - che mettono a rischio la salute dei cittadini e in difficoltà l’economia nazionale attraverso un dumping spesso fatto di leggi più blande su sicurezza alimentare, tutela ambientale e diritti dei lavoratori».

 
Solo nelle Marche negli ultimi 10 anni le importazioni agroalimentari dall’estero sono aumentate del 75% superando, nel 2023, quota 662,5 milioni di euro. Oltre il 60% riguarda la zootecnia, la pesca e i settori di trasformazione con gli scaffali “invasi” da carni fresche, pesce, crostacei, prodotti ittici lavorati, salumi ma anche latte, yogurt e formaggi che, a prezzi inferiori, fanno concorrenza sleale alle produzioni italiane. I marchigiani, guidati dalla presidente regionale Coldiretti Maria Letizia Gardoni, sono al fianco delle forze dell’ordine nelle verifiche sul contenuto di tir, camion frigo, autobotti. 

La reciprocità

«C’è il tema della reciprocità – commenta la presidente Gardoni – per cui chiediamo siano rispettate le stessenorme da paese a paese per avere un mercato veramente libero e privo di distorsioni che penalizzano i produttori italiani, e c’è il tema della trasparenza.

Coldiretti ha ottenuto l’indicazione di origine su numerosi prodotti come pasta di grano duro, riso, latte e derivati, salsa di pomodoro e sughi pronti. Oggi un prodotto alimentare su quattro offre trasparenza in etichetta. Dobbiamo estendere l’obbligo a tutti i prodotti e intensificare i controlli». Le Marche non sono immuni dal “Fake in Italy”, il fenomeno dell’Italian Sounding, imitazione delle nostre eccellenze enogastronomiche che di tricolore hanno solo l’imballaggio.

Etichette taroccate

Sulle piattaforme di commercio online sono facilmente reperibili wine box per produrre Verdicchio dei Castelli di Jesi con acqua e polverine con tanto di etichette da applicare in bottiglia. Fake come i Salamini alla cacciatora dop (prodotti anche con carni suine di allevamenti marchigiani) che gli ispettori dell’Icqrf hanno individuato in una quarantina di casi o come la brotola barbata del Senegal spacciata per cernia dell’Adriatico sequestrata nel 2023 dalla Guardia Costiera. Cibi e le bevande stranieri sono mediamente assai più pericolosi di quelli made in Italy, osserva Coldiretti riportando un dato del Rapporto Efsa 2023 sui pesticidi: residui chimici oltre i limiti sono stati rilevati sul 6,4% nei prodotti di importazione conro lo 0,6% nei campioni di origine nazionale.

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