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Innovazione e capitali
così decollano le start-up

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 3 Aprile 2024, 19:44

Sul Corriere Adriatico di Domenica 24 marzo Maria Cristina Benedetti e Martina Marinangeli, prendendo spunto dalla ventilata acquisizione delle cantine Villa Bucci da parte del gruppo Oniverse, avevano sollevato la questione dell’elevato numero di imprese marchigiane acquisite da gruppi nazionali ed esteri. Un fenomeno che si è accentuato dopo la crisi finanziaria del 2008-2009 e che vede le imprese regionali quasi sempre dalla parte di chi vende piuttosto che di chi acquista. La questione aveva sollevato un vivace dibattito cui hanno fornito contributi studiosi e imprenditori. A ribadire la rilevanza e l’attualità del tema mercoledì 27 marzo è stata annunciata l’OPA (offerta pubblica di acquisto) da parte del gruppo USA Honywell sulla Civitanavi Systems, impresa marchigiana specializzata nei sistemi di navigazione inerziali. Il caso della Civitanavi Systems è molto interessante per due ragioni. La prima è che si tratta di un’impresa nata come start-up innovativa nell’ambito dell’elettronica avanzata in contesto territoriale (quello fermano-maceratese) dominato dal settore calzaturiero. Realizza, quindi, ciò che ci aspettiamo dalle start-up innovative: la diversificazione delle attività manifatturiere della regione verso attività a più alto contenuto di conoscenza e di tecnologia. La seconda ragione sta nel fatto che la sua cessione ad un grande gruppo va considerata del tutto fisiologica nel ciclo di sviluppo delle imprese ad alta tecnologia. La Civitanavi Systems è un caso esemplare di start-up innovativa, che è stata capace di alimentare la crescita attirando capitali e competenze. Per farlo ha aperto il capitale e si è quotata in borsa. In alcuni casi si può continuare a crescere rimanendo autonomi ma nella grande maggioranza dei casi il modo migliore per valorizzare l’investimento è la cessione ad un grande gruppo. La possibilità di valorizzare adeguatamente il capitale investito è fondamentale per indurre imprenditori e investitori a finanziare le start-up innovative, trattandosi di investimenti molto rischiosi. Abbiamo più volte sottolineato il fatto che nella nostra regione vi è un elevato numero di start-up innovative, frutto anche dell’attivismo degli atenei nel promuovere l’imprenditorialità.

Le carenze sono proprio nella capacità di queste imprese di reperire i capitali necessari ad alimentare la crescita. C’è da augurarsi che la vicenda della Civitanavi Systems sia di esempio e di stimolo per altre start-up innovative e per i loro potenziali partner e finanziatori. Per le nuove imprese ad alta tecnologia è fondamentale crescere rapidamente e per ottenere questo risultato occorrono capitali di rischio. Dal lato dei fondatori della start-up questo implica la disponibilità ad aprire il capitale, anche cedendo la maggioranza; dal lato degli investitori è fondamentale la prospettiva di valorizzazione dell’investimento, dati gli elevati rischi. La cessione ad un grande gruppo è una delle modalità più frequenti di valorizzazione. La cessione non va però considerata solo come l’evento finale di un ciclo finanziario; è anche un nuovo punto di partenza, date le possibilità di investimento e di accesso al mercato determinate dall’appartenenza ad un grande gruppo. Da qui l’auspicio che non si tratti di un caso isolato e che altre start-up innovative della regione possano seguirne l’esempio. Certo, come ricordato in apertura, sarebbe auspicabile una maggiore frequenza dei casi di imprese marchigiane che stanno dalla parte dell’acquirente e che realizzano acquisizioni in Italia o all’estero al fine di accrescere la dimensione e consolidare la loro posizione nel controllo delle tecnologie e dei mercati. Non sarà facile osservare questo ribaltamento di prospettive. Chi acquisisce è generalmente molto più grande dell’impresa acquisita e deve possedere adeguate capacità manageriali e di raccolta di capitali. Le imprese della nostra regione (ma lo stesso vale per l’Italia in generale) si caratterizzano per la piccola dimensione e la proprietà e il controllo familiare; sono restie ad aprire il capitale e a managerializzare la gestione. Una condizione che le pone più facilmente dalla parte di potenziali prede più che di predatori.

*Docente di Economia all’Università Politecnica delle Marche e coordinatore della Fondazione Merloni

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