Calano le imprese in attività, non sempre è un problema

Calano le imprese in attività, non sempre è un problema

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 13 Marzo 2024, 03:50

In un’analisi comparsa su “Il Sole 24Ore” di lunedì scorso relativa all’andamento delle iscrizioni e cessazioni d’impresa per provincia, quelle marchigiane si piazzano fra le prime venti con il maggiore calo di imprese nell’ultimo decennio: Ancona al secondo posto (-15,2%), Fermo al terzo (-14,8%), Macerata al settimo posto (-13,0%), Pesaro-Urbino al decimo (-11,2%), Ascoli Piceno al sedicesimo (-9,5%). Le Marche, assieme al Piemonte, risultano la regione con la performance peggiore.

Al pari di quanto osservato per le aree che presentano le maggiori perdite, anche nelle Marche il calo riguarda soprattutto le imprese agricole e del commercio. Nell’articolo si sottolinea che nelle Marche il saldo negativo riguarda, in modo più pesante che altrove, anche le imprese manifatturiere: -945 imprese ad Ancona, -930 imprese a Fermo, -1019 imprese a Pesaro-Urbino. Questi valori negativi assumono ancor più significato se si considera che per l’intero paese il dato evidenzia una sostanziale stabilità nel numero delle imprese registrate (-1,7%); risultato di un calo generalizzato nelle regioni del centro e nord Italia e di una crescita del numero di imprese nelle regioni del sud.

La prima provincia per tasso di crescita è Nuoro (+13,3%) seguita da Napoli e Caserta. Anche Crotone (+8,1%) batte Milano che insieme a Bolzano è l’unica provincia del nord fra le top 20. La propensione imprenditoriale è in calo in tutto il paese e la nostra regione non fa eccezione. Abbiamo più volte richiamato l’attenzione su questo fenomeno, sulle sue cause e sulla necessità di intervenire. Risulta però difficile spiegare come mai nell’ultimo decennio la dinamica imprenditoriale sembra maggiore nelle regioni del sud Italia rispetto a quelle del nord mentre la dinamica del PIL e dei flussi migratori va esattamente nella direzione opposta. I numeri esaminati da Il Sole 24Ore sono corretti ma le conclusioni che se ne traggono sono ingannevoli. Come sottolinea il presidente di Confindustria Sardegna Centrale, Giovanni Bitti, a Nuoro il numero delle imprese è cresciuto ma nel frattempo il valore aggiunto prodotto dalle imprese si è dimezzato.

A crescere nel mezzogiorno sono soprattutto le imprese nell’agroalimentare e nel turismo; numericamente elevate ma piccole e a bassa produttività.

Non necessariamente la riduzione del numero delle imprese è un problema se ad uscire dal mercato sono le imprese più piccole e marginali. Anzi, la situazione potrebbe migliorare se l’occupazione si sposta in imprese più grandi e a maggiore produttività. Ma la spiegazione degli andamenti evidenziati da Il Sole 24Ore è anche più semplice.

Negli ultimi anni le camere di commercio hanno proceduto alla “pulizia” del registro imprese cancellando d’ufficio le imprese che da diversi anni risultano inattive, pur non avendo formalizzato la richiesta di cancellazione. Questa attività di pulizia non è stata omogena sul territorio, determinando forti differenze nell’entità delle cancellazioni d’ufficio e nelle conseguenti riduzioni delle imprese registrate. In generale, le camere di commercio del nord sono state più attive di quelle meridionali in questa operazione di pulizia determinando un più consistente calo delle imprese registrate. Ad Ancona, ad esempio, nel 2022 e nel 2023 le cancellazioni sono state più di 4000 all’anno, mentre nel decennio precedente non avevano mai superato le 3000 unità.

Questo fenomeno è conseguente al fatto che molte delle imprese che cessano l’attività, soprattutto le imprese individuali che sono numericamente la maggioranza, non denunciano la chiusura rimanendo formalmente iscritte nel registro. Per dare un’idea dell’entità delle imprese registrate ma non attive, nel 2021 risultavano registrate nei registri delle camere di commercio italiane 5,3 milioni di imprese industriali e dei servizi; nello stesso anno il censimento dell’industria e dei servizi dell’ISTAT ne rilevava attive 4,5 milioni. Considerare, come fa Il Sole 24Ore, l’andamento delle imprese registrate è interessante ma decisamente fuorviante se non si considera con attenzione cosa si nasconde dietro i dati, soprattutto se i dati sono utilizzati per stilare ranking e per trarne le relative interpretazioni.

* Docente di Economia all’Università Politecnica e coordinatore della Fondazione Merloni

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