Usare un qualsiasi tipo di device permette alla rete informatica di acquisire dati sufficienti a orientare i nostri acquisti e le nostre possibili scelte di acquisto. L'Intelligenza artificiale, con i suoi algoritmi, permette poi di ordinarli secondo precise categorie sempre più raffinate.
Per sottrarsi bisognerebbe diventare eremiti del nuovo Millennio. Pensateci un po' su, ma non troppo. In questa lunga e calda estate, quante app avete scaricato per voi o per i vostri figli, magari per ingannare il tempo e passare in serenità le vacanze. O quanti selfie avete scattato e poi condiviso con parenti e amici per far vedere i luoghi che avete visitato. Tanti ed è normale. E ancora, quante ricerche avete fatto sui vari motori per cercare un buon ristorante o scegliere una meta del vostro viaggio. Numerose, soprattutto quando si è in ferie. Bene, la vostra attività sotto l'ombrellone o in cima a una montagna ha alimentato quello che gli esperti chiamano ormai cyber marketing. Un modo diverso, rispetto a soli 30 anni fa, per accumulare dati e condizionare, in termini di acquisti, le scelte di noi consumatori.
«Un tempo - spiega Giuseppe Izzo, Ceo di Uese Italia spa, una delle principali realtà che si occupano, nel nostro Paese, di cybersicurezza - i venditori si munivano degli elenchi telefonici e, con un lavoro manuale, aggregavano per categoria i possibili acquirenti da contattare. Questo avveniva fino agli anni Novanta. 30 anni dopo, il mondo, dal punto di vista tecnologico, ha subito una vera e propria rivoluzione e gli elenchi telefonici si realizzano catturando dati sul web. Dati che poi l'Intelligenza artificiale lavora attraverso i suoi algoritmi per arrivare a un'aggregazione sempre più raffinata. Faccio un esempio: se sono appassionato di tennis, la mia attività su Internet o comunque sul mio smartphone fa capire che sono un possibile compratore di racchette o di materiale annesso. Ma non solo. gli algoritmi mi permettono di capire anche quali racchette voglio, con quale tipo di manico o di intelaiatura. Dove intendo procedere all'acquisto e persino quanto intendo spendere».
Il che consente al potenziale venditore di poter in qualche modo condizionare le nostre scelte.
Fare attenzione resta però la prima regola: «Mettere su un'app come quelle che usiamo solitamente - spiega Izzo- costa fra i 700 e gli 800mila euro, considerando che la gestione necessita di server molto potenti. È evidente allora che ci debba essere un ritorno economico, anche perché questo è un settore fiorente che, in termini di fatturato, cresce sempre di più. E il ritorno è appunto nei dati che si riescono a catturare in maniera legale ma assolutamente efficace. Un bagaglio informatico che permette di acquisire informazioni tali da poter imbastire un'importante campagna di marketing. Una campagna mirata e direzionata verso obiettivi che sono già recettivi a ciò che si propone. È il segno dei tempi e, per difendersi, occorrerebbe estraniarsi dal mondo, abbandonando qualsiasi tipo di device. Diventare insomma eremiti del nuovo Millennio».
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