Pietro Genovese, la mamma di Gaia si sfoga: «Vive serenamente a Londra e nessuno può chiamarlo assassino come a Roma»

Ora vediamo cosa decideranno i giudici per questa doppia evasione!». Sono tangibili la rabbia e l'amarezza di Gabriella Saracino, mamma di Gaia von Freymann

Pietro Genovese, la mamma della vittima Gaia si sfoga: « Vive serenamente a Londra. Cosa decideranno i giudici?»
Pietro Genovese, la mamma della vittima Gaia si sfoga: «​Vive serenamente a Londra. Cosa decideranno i giudici?»
di Redazione Web
3 Minuti di Lettura
Domenica 31 Dicembre 2023, 16:28

«Ora vediamo cosa decideranno i giudici per questa doppia evasione!». Sono tangibili la rabbia e l'amarezza di Gabriella Saracino, la madre di Gaia von Freymann, travolta e uccisa insieme con l'amica Camilla Romagnoli nel 2019 da Pietro Genovese a bordo di un'auto.

Si sfoga con un post su Facebook dove aggiunge: «Ah dimenticavo, il povero ragazzo vive serenamente a Londra già da un po’ così li nessuno può riconoscerlo e chiamarlo "assassino" come a è accaduto a Roma!».

 

La nuova accusa

Il riferimento è ai nuovi guai giudiziari di Genovese, già condannato per il duplice omicidio stradale del 2019 a corso Francia, a Roma, il figlio del regista Paolo è ora sotto processo con l'accusa di evasione: il giovane, agli arresti domiciliari, non sarebbe stato trovato in casa durante un controllo dei carabinieri avvenuto il 16 gennaio 2021.

Qualcuno nel post si chiede com'è possibile che sia a Londra, visto che dovrebbe scontare la pena a casa ma Gabriella Saracino sottolinea più volte, con sconforto e sdegno, che «sono oltre 2 anni che lui non è più agli arresti domiciliari. E fino a quando il tribunale di sorveglianza non si esprimerà sarà totalmente libero!»

Nel periodo della presunta evasione, infatti, Genovese si trovava ancora agli arresti domiciliari. Ma il giovane ha poi chiesto di patteggiare a ottobre del 2021.

Cosa può succedere ora a Pietro Genovese

Attualmente, riporta il Corriere, lo studente universitario attende la fissazione della data dell'udienza per determinare il modo in cui dovrà scontare la pena. Avendo già trascorso circa un anno e otto mesi agli arresti domiciliari, il 24enne può beneficiare dell'affidamento in prova, considerando che il residuo della sua pena, pari a tre anni e sei mesi, è inferiore ai quattro anni di reclusione.

È improbabile che il nuovo processo influisca sull'esecuzione della pena, poiché ci sono diverse variabili da considerare.

In primo luogo, Genovese potrebbe essere assolto dalla nuova accusa. In secondo luogo, nel caso di una condanna, la pena sarebbe cumulata con il residuo della sentenza definitiva, e il cumulo dovrebbe superare i quattro anni di carcere per determinare la revoca dell'affidamento ai servizi sociali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA