Il maltempo mette in ginocchio
gli apicoltori: niente miele d’acacia

Il maltempo mette in ginocchio gli apicoltori: niente miele d’acacia
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Lunedì 15 Luglio 2019, 16:56 - Ultimo aggiornamento: 17:29
E’ piovuto sul bagnato. Anzi sui fiori di tarassaco, acacia e tiglio e per quest’anno anche nella provincia vicentina, il miele d’acacia resterà un sogno.  Sarà davvero difficile trovare il prodotto italiano sugli scaffali e, di certo, non sarà facile acquistarlo a prezzi economici. Le condizioni meteo particolarmente avverse di questa prima parte dell’anno, molto prolungate nel Vicentino confermano il grave impatto del cambiamento climatico in atto che rende più intensi e frequenti gli eventi estremi, estremamente dannosi per l’apicoltura. Un maggio decisamente da dimenticare per le cento piccole imprese beriche che producono miele!. Valerio Nadal presidente Condifesa TVB (Treviso-Vicenza-Belluno): “Dobbiamo darci da fare assieme  ai nostri soci apicoltori per pensare nuovi strumenti mutualistici che possano dare risposte a questi problemi causati dal clima pazzo, che oggi non trovano riscontro in ambito assicurativo”.  
Vento, temperature, piogge continue hanno decimato la produzione proprio nel momento più importante, vale a dire quello della fioritura. E si ripresenta lo spettro della concorrenza del miele d’importazione, di bassa qualità. Per Filippo Codato direttore Condifesa TVB  “abbiamo ricevuto numerosissime segnalazioni per le abbondanti piogge dagli apicoltori berici che non hanno permesso alle api di spostarsi e soprattutto nei fiori non hanno trovato il nettare necessario. Inoltre le troppe piogge hanno rovinato i fiori accorciandone drasticamente la fioritura stessa”.

COLDIRETTI - La pioggia e i cambiamenti repentini di temperatura non vogliono dar tregua al mondo agricolo: le grandinate e la pioggia incessante delle ultime ore rischiano di distruggere l'anno di lavoro degli imprenditori agricoli. Il maltempo ha coinvolto indistintamente tutto il territorio provinciale, ma la parte più colpita dalla grandine è stata la Bassa padovana, dove chicchi grandi come noci hanno letteralmente devastato vigneti, coltivazioni di orticole e cereali, in particolare il mais, una coltura messa già a dura prova, prima dalle basse temperature del mese di maggio, poi dalla siccità arrivata all'improvviso.
La Cia -Agricoltori italiani di Padova sta monitorando la situazione, registrando danni ingenti da parte degli agricoltori che, dopo la grandinata e l'ennesima pioggia quasi monsonica, stanno contattando gli uffici di Zona per chiedere sostegno in un momento drammatico. Attualmente, soltanto gli ultimi episodi di grandine e maltempo hanno causato un taglio del 30% nella produzione dei raccolti. I Comuni della Bassa più danneggiati sono stati Stroppare di Pozzonovo, Anguillara, Agna, Torreglia, Stanghella, Zovon di Vò, ma la lista sembra destinata a crescere, specie considerando il perdurare delle piogge.  «Abbiamo già richiesto l'intervento di Avepa, affinchè effettui i dovuti controlli e, nel caso del superamento del 30% del danno, chieda alla Regione l'apertura dello stato di calamità», dichiara il Direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini. Ma i danni non sono soltanto questi: un'estate da dimenticare, per l'agricoltura in generale, e anche per quella padovana, che deve fare i conti con le mutazioni climatiche sempre più evidenti, con l'adozione di misure d'emergenza, fattore che aumenta ulteriormente i costi di produzione e gli oneri burocratici, e con la presenza di insetti infestanti, come la cimice asiatica, che sta colpendo con particolare durezza le aziende dedite al biologico, produttrici di frutta, specie di mele e pere: «Queste realtà non hanno la possibilità di difendersi utilizzando i prodotti convenzionali - conclude il Direttore Antonini -, e stanno registrando un danno che, in molti casi, arriva anche al 90%, con prodotti ortofrutticoli che non hanno neppure più le caratteristiche per poter entrare nella filiera della trasformazione».
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