«Basta sfruttare il mare»: lo chef Palestini e Slow Food promuovono il Parco Marino

Lo chef Federico Palestini del ristorante Caserma Guelfa
Lo chef Federico Palestini del ristorante Caserma Guelfa
di Laura Ripani
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Martedì 24 Ottobre 2023, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 12:24

SAN BENEDETTO - C’è chi, come l’imprenditore Lorenzo Marinangeli, se la prende con l’Europa matrigna che blocca la pesca e chi, invece, come lo storico chef Federico Palestini della Caserma Guelfa con la tesoriera della Condotta Slow Food della Valdaso e San Benedetto, sostiene che senza Parco Marino, zone di ripopolamento e periodi di fermo biologico entro pochi anni non esisterà più il buon pesce dell’Adriatico.

 


L’attacco


L’attacco del commerciante ha fatto trasalire il noto ristoratore. «Il mare non è dei pescatori o di chi vuole sfruttarlo - dice -: il mare è di tutti. Un bene pubblico e se non ci decidiamo a tutelarlo in pochi anni non ce ne sarà più per nessuno». Insomma, già i cambiamenti climatici stanno facendo la loro parte, figuriamoci se gli uomini continuano a perseverare. «Il Parco Marino è un toccasana per il nostro Adriatico - spiega Palestini -: diventa un luogo dove le specie si possono riprodurre perché i pesci vengono verso terra a farlo. La mentalità è completamente sbagliata quella che non vuole accettare questa semplice realtà.

Entro il 2030 poi le barche che fanno la pesca a strascico dovranno per forza riconvertirsi. Questa forma di pesca mette davvero a rischio anche tutte le altre specie. Dovremmo piuttosto imparare dal Nord Europa - anche se loro hanno altri fondali - come si fa a rendere il mare più produttivo. Noi dobbiamo da parte nostra capire che il mare è di tutti e se le vongolare usano le turbosoffianti o non realizziamo un’area dove i pesci potranno riprodursi in pace tra poco non avremo più nulla». Quello che Palestini, una lunga esperienza anche come pescatore nelle rotte oceaniche dove ha imparato a trattare il pesce, ha capito in maniera del tutto intuitiva è quanto Slow Food a livello nazionale ma anche e soprattutto a livello locale sta cercando di spiegare con prove scientifiche.


Le motivazioni


«Come Condotta oggi San Benedetto Valdaso - spiega Consorti - ci siamo sempre battuti per la salvaguardia della biodiversità e l’uso sostenibile dei mari perché il mare è un bene comune non una risorsa da sfruttare. È ovvio che non possiamo trascurare che la crisi climatica, la pesca intensiva e quella non regolamentata sono problematiche complesse che vanno affrontare con urgenza e senso pratico. Il sistema è anacronostico. La realizzazione di un’area marina protetta del Piceno è il primo passo da fare se vogliamo non solo continuare a mangiare pesce ma anche a sostenere la nostra economia locale. Non capisco chi si oppone: abbiamo esempi virtuosissimi anche vicino casa, la Torre del Cerrano ad esempio. Chi creava ostacoli all’inizio oggi ne gode i benefici. Anche la vicenda del granchio blu ci fa capire che dobbiamo partire dagli ecosistemi e dalla loro tutela, non basta metterlo in padella».
 

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